Regia di Andrew Leavold vedi scheda film
Weng Wen non era un nano, solo un uomo in miniatura, che quando nacque prematuro, racconta il fratello, fu messo per sei mesi in una scatola da scarpe sotto una lampadina che gli fece da incubatrice...
Dal Far East Festival 2014 di Udine un documentario girato a Manila e dintorni nell’arco di sette anni che definire sui generis è poco.
Ancora a fine marzo di quest’anno, dal suo blog, il regista Andrew Leavold chiedeva contributi ad amici e colleghi per finanziare la post-produzione.
White guerrilla a Manila, così Andrew sottotitola la sua foto in home page con un bel tatuaggio sul braccio che riproduce la locandina del film, e la faccetta inconfondibile di Weng Weng occhieggia sotto la sua che guarda un po’sornione i visitatori
http://andrewleavold.blogspot.it/
Questa specie di Michel Moore con qualche chilo in meno ha compiuto un’impresa solitaria e scarsamente finanziata, forse andata oltre le intenzioni iniziali, certo unica nel suo genere e forse da non perdere.
The film has been a labour of love, spiega sul blog.
In breve (senza giochi di parole, giuro), è una cronaca a colpi di guerriglia della mia ricerca ossessiva di trovare Weng Weng,il James Bond delle Filippine alto 90 centimetri.
100 ore di riprese a partire dal 2006, la cronaca di questa sua ossessione alla ricerca di Weng Weng è diventata un documentario di 90 minuti.
Mantenere il controllo sul progetto, restare indipendente e arrivare così ad una distribuzione che non alterasse il prodotto iniziale: questo lo scopo e tanto ha ottenuto, approdato com’è al secondo giorno di Udine nella sezione documentari.
Ma cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Weng Weng (nome all’anagrafe Ernesto) è stato un attore di filmacci di infima serie girati nelle Filippine tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso.
Un grande attore, però, nonostante il genere, e un piccolo uomo.
https://www.youtube.com/watch?v=ysqPT6abrE8
Ma attenzione, non era un nano, solo un uomo in miniatura, che quando nacque prematuro, racconta il fratello, fu messo per sei mesi in una scatola da scarpe sotto una lampadina che gli fece da incubatrice.
Niente a che vedere con i Freaks di Browning, Weng Weng era un uomo completo e ben strutturato in tutte le sue parti, nessuna traccia di nanismo, potremmo perciò definirlo un lillipuziano, un uomo extra extra small.
Un bel giorno, non si sa per quali vie della Divina Provvidenza, una coppia di produttori, i Nicart, marito e moglie, lo tirarono fuori dalla baracca famigliare di uno dei quartieri più poveri della città e gli fecero girare una serie monumentale di film-parodia in cui fu l’agente 00 (senza il sette, naturalmente).
Per anni le sue straordinarie capacità atletiche lo resero anche un magnifico stuntman, le storie girate erano le solite, con tutto il repertorio di bang bang hollywoodiano in salsa asiatica, quindi notevolmente più truculenta, mentre nugoli di bond girls, secondo il collaudato cliché alla Sean Connery, gli diedero fama di ineguagliabile play boy.
Solo sul set, però, perché a detta del fratello non ebbe mai una ragazza in vita sua.
Il cinema trash, molto in voga in quegli anni nelle Filippine, segnò allora un’impennata mai vista (pare si contassero non meno di 300 produzioni l’anno).
Weng Weng divenne ben presto l’icona del cinema di regime sotto i Marcos, visto l’impegno della immarcescibile Imelda nella propaganda della verità (la sua, s’intende) anche a spese della settima arte (uno zuccheroso film sul loro matrimonio valse alla coppia un notevole aumento di voti al tempo dell’insediamento a palazzo).
Da allora il cinema fu quello che un tempo si chiamò panem et circenses, e ancora oggi la figlia Imee, membro a pieno titolo del governo del Paese, parla della madre come la Musa della cultura filippina e l’animatrice del lussuoso festival del cinema lanciato negli anni ottanta, con grandi star mondiali accorse ad omaggiarla.
https://www.youtube.com/watch?v=QcUXtb1uQ8Q
Weng Weng fu spesso ospite a palazzo, “era così dolce, ce ne innamorammo tutti”, squittisce la giovane Marcos, ma poi cosa fu di lui?
In un baleno, come era apparso sparì, se ne persero le tracce e non se ne seppe più nulla per più di trent’ anni, fino a quando Leavold, australiano, proprietario di un negozio di Dvd e Vhs trash, di recente convertito alla vendita on line dei suoi fondi di magazzino, fu folgorato dalla visione di Solo per la Tua Altezza, 1981,il successo più folgorante delpiccolo agente 00.
Cosa era successo? - si chiede Leavold - Era troppo piccolo e perciò è scivolato via negli interstizi della storia del cinema?
L’unica era andare nelle Filippine e mettersi a cercare.
Lo scenario che pian piano si delinea è l’affresco corale di un mondo dove ricchezza e miseria, potere e sfruttamento sono compenetrati nella vita quotidiana in una convivenza tale da assumere tutti i caratteri della normalità.
Weng Weng e la sua storia ne sono la prova.
Usato per via del suo handicap in un contesto privo di qualsiasi tutela dei diritti e alieno da remore di carattere etico, visse il suo ruolo con l’ingenuo entusiasmo di chi si sente inferiore e perciò comunque grato alla mano tesa.
Che poi questa mano fosse l’artiglio rapace di produttori che lo ricacciarono nella povertà quando non fu più utile e rubarono la quasi totalità dei suoi guadagni, o l’apparente amore di un pubblico che dimentica con la stessa velocità con cui crea i suoi fanatici altarini, è cosa che sembra appartenere al ciclo naturale delle cose.
Tra uno spezzone e l’altro dei suoi film, passando da un’intervista all’altra, con Leavold voce esterna o davanti alla mdp ad aggiornarci sulle ricerche, il caso Weng Weng assume una portata ben più ampia del semplice fenomeno di costume legato al cinema.
Moderno giullare di corte, esca fin troppo facile di un voyeurismo ai confini con la morbosità, Weng Weng fu assolutamente spettacolare per l’impegno e la bravura dimostrati nelle mirabolanti imprese che compiva.
L’eccezionalità della sua performance fu tale da imporsi per contrasto con la sciatteria del genere in cui fu impiegato e gli scopi mercenari che si mossero alle sue spalle.
La sua storia finì nella miseria così com’era iniziata, fra le baracche del quartiere dov’era nato.
Nulla sembra essere cambiato oggi, nemmeno la giunonica Imelda che riceve la troupe di Leavold in gran tenuta, occupata com’è a festeggiare in pompa magna il suo ottantatreesimo compleanno nel ricco palazzo della sua vecchiaia.
Nulla è cambiato, passata la tempesta ancora i sudditi accorrono a portar rose rosse alla festeggiata e non manca una visita alla mummia del caro Ferdinand, ancora in attesa di funerale nell’urna di cristallo sepolta dai fiori.
E mentre Leavold, T-shirt over size con Weng Weng stampato sopra, spiega al pubblico dell'anteprima australiana le sue ragioni, ecco che entra in scena l’agente segreto 00, s’infila nel magico occhio giallo, si gira, si pianta a gambe larghe e spara, e intanto va la colonna sonora ormai nota nello spazio intergalattico.
E’ il trailer di Solo per la Tua Altezza, Weng Weng è implacabile con una di quelle strane pistole bondiane di gran scena che, come dicono gli esperti, sono buone solo per ammazzare le pantegane.
Ma tant’è, il fascino di Ian Fleming, gran ignorantone di balistica ma, come sostiene anche la Joe di Von Trier, “se uno non l’ha letto non ha letto nulla”, arrivò intatto a Manila e trovò in Weng Weng l’incarnazione perfetta in misura extra small. Fece divertire un po’ tanta gente e poi sparì.
A noi, alla fine della visione, resta il retrogusto amaro di un mondo senza giustizia in cui una piccola meteora è passata. Forse, a modo suo, ebbe il suo momento di felicità (anche se “aveva uno sguardo sempre molto malinconico” afferma una delle tante girls che gli girarono intorno).
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