Regia di Frederick Wiseman vedi scheda film
CANNES 2014 - QUINZAINE
La durata "monstre" di oltre tre ore incuteva una certa preoccupazione tra il pubblico della sala del Palais Croisette: un documentario-fiume (3 ore di durata) su un museo, sulla sua gestione, sul restauro dei suoi capolavori, sulle problematiche economiche e contabili, indubbiamente è piuttosto comprensibile che spaventi anche lo spettatore più tenace ed appassionato in materia; tuttavia la sala risulta affollata e il pubblico resiste ed azi alla fine si appassiona: stiamo parlando di NATIONAL GALLERY, dell'ottimo e noto documentarista Frederick Wiseman, presente in sala a salutare, in un conciso ma perfetto francese, il pubblico che lo applaude scrosciante.
In queste tre lunghe ma appassionanti ore, il bravo regista ci fornisce un occhio privilegiato sia per guardare da vicino opere famose o famosissime di artisti come Leonardo, Rembrandt, Vermeer e molti altri, sia per soffermarci sulle tecniche sofisticate adottate dallo staff qualificato del museo per conservare e restaurare tali capolavori, non certo immuni all'azione corrosiva e degradante dei secoli; ma pure e non meno dettagliatamente il documentario affronta le problematiche relative alla gestione economica di un museo tra i più noti e ricchi al mondo, e pur tuttavia sopraffatto da fondi magari stanziati, ma che vengono poi a mancare, mentre i budget vengono inesorabilmente ridiscussi; stanti questi imprevisti davvero problematici, sarà necessariamente l'ingegno a dover sostituire sempre più la mancanza di mezzi.
Altro aspetto preso in esame da Wiseman, che guarda, spia e controlla col suo occhio attento e curioso ma sempre pertinente e discreto, è quello della variabile umana costituita dai visitatori: l'afflusso dei turisti, gli appassionati, i distratti, le scolaresche; da chi si fa incantare dalla magia di una spiegazione accurata e partecipe, a chi segue il percorso munito di cuffie, seguendo il percorso previsto in modo scrupoloso senza prendersi iniziative; i volti ora meravigliati, ora esaltati dalla perfezione a cui tendono molte opere inestimabili; le tecniche complesse di restauro che devono sopperire ad azioni di riparazioni maldestre eseguite nei secoli passati senza la necessaria perizia né dotazione tecnica adeguata.
Tre ore che in fondo scivolano via veloci, rapiti dalla magia di una bellezza che cattura e dalle problematiche complesse di tutela di patrimoni così importanti e fondamentali: l'uomo ha fatto e compie azioni terribili, spietate, inesplicabili e vergognose, ma ha pure saputo raggiungere soglie di bellezza, armonia e perfezione che l'abile e versatile occhio della macchina da presa riesce a catturare con una forza dirompente: quella potenza che lascia in ognuno di noi spettatori qualcosa di forte e vivo e che ci attanaglia allo schermo come spettatori e testimoni privilegiati della capacità che ha raggiunto l'uomo, nei tempi anche remoti, di avvicinarsi alla perfezione assoluta.
Mai mi era capitato di sentirmi così in sintonia con l'arte e la bellezza, nemmeno visitando personalmente il predetto museo o altri suoi degni affini ed antagonisti. Un'arte che viene in soccorso di un'altra per valorizzarne i dettagli e le particolarità: emozionante, a fior di pelle.
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