Regia di Asaf Korman vedi scheda film
Come si può immaginare, parlare con il cinema di disagio mentale risulta sempre rischioso, non solo perchè l'argomento è particolarmente spinoso dunque dotato di limitata capacità di attrazione verso un pubblico più vasto, ma anche per le modalità rappresentative che possono variare dalla retorica pietistica all'iconografia iperreale che ne enfatizza i lati più oscuri, sfruttando la "malattia" e riducendola a strumento di genere, oppure nel cinema d'impegno civile mettendola sempre al centro della vicenda. (Se si vuole, per amore di citazione del cinema nostrano, uno degli esempi meglio riusciti che si allontana dalla semplificazione spettacolare è Matti da slegare, il documentario appasssionato di S.Agosti, significativamente dimenticato insieme all'autore dal nuovo indice culturale del paese..) Ben venga dunque Next to her, coraggioso e minimale film israeliano che ha il merito di far guardare alle trasformazioni interne dei personaggi in relazione ai loro rapporti, certo in presenza di una realtà particolare che però rappresenta una chiave di lettura introspettiva che tocca tutti i protagonisti, coinvolgendo anche il pubblico verso un rapporto produttivo verso ciò che emerge.
Chelli ha in carico la sorella Gabby, affetta da un grave disagio psichico, pur organizzandosi in casa per assisterla, deve anche assentarsi a lungo per il suo lavoro e sarà costretta ad affidarla ad un centro diurno di cura. Nel frattempo s'innamora di Zohar che va a vivere insieme alle due giovani donne. Il nuovo nucleo produrrà un rimescolamento emotivo e relazionale imprevisto. Il personaggio guida della vicenda, Chelli, misurerà su di sè sentimenti contrastanti che confliggeranno fortemente con le sue convinzioni, derivate dal senso di responsabilità, dagli affetti, dalla gestione della sofferenza. L'uomo che invece incarna l'agente esterno al mondo delle due giovani ha tutte le carte in regola per intervenire nel rapporto di dipendenza reciproca che lega le due sorelle. Gabby e la sua condizione di isolamento rappresentano il vero snodo emotivo e di riflessione da cui emergerà non solo la natura di un "problema", ma soprattutto di una persona, protagonista della propria vita. Da scarne note biografiche recuperate in rete, sappiamo che il regista esordiente nel lungometraggio Asaf Korman, è principalmente un film editor, e questa caratteristica si manifesta con efficacia nel film, decoupage e materale profilmico sono selezionati con attenzione, la cura del dettaglio e del particolare ambientale (la storia si svolge praticamente dentro la casa delle donne) seppure curati non danno adito a nessuna spettacolarizzazione ma si mostrano aderenti alla realtà che le immagini offrono. Le caratteristiche di Chelli e di Zohar, lei instabile e complessa, lui più semplice e lineare, confluiranno in un caleidoscopio di emozioni che guidano la vicenda,senza che lo script introduca elementi visivi facili, o favolistiche trasformazioni soprannaturali, arriveranno a Gabby determinandone la presenza come persona, vera e unica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta