Regia di Fabrice Du Welz vedi scheda film
Du Welz è un regista belga, fra i protagonisti di quella cinematografia sempre interessante e sorprendente, fra le più vive e indipendenti d'Europa. Si è fatto notare qualche anno fa con l'impressionante "Calvaire", un horror di quelli tosti, secchi e molto disturbanti. Un piccolo gioiello. Du Welz ha sicuramente molto talento, ma con questa sua ultima fatica, probabilmente la sua opera più ricercata e ambiziosa, fallisce parzialmente il bersaglio. Basandosi su una storia vera, che non conosco, imbastisce un melò fra il morboso e il disturbante, in cui un rapporto d'amore nato per caso si trasforma, suddiviso in quattro atti, in una discesa infernale fra gelosia e follia. Il problema di questo film nasce nell'evidente incompiutezza delle storie che fratturano il film in capitoli: se da una parte c'è una certa visionarietà, una bella cura della regia, una certa tensione, tutto il resto dei paragrafi pare senza capo né coda, risolvendosi senza un minimo di credibilità. Du Welz mette al centro di tutto, il morboso rapporto fra i due protagonisti, dimenticandosi, forse volutamente, dei personaggi di contorno e le conseguenze degli atti dei due amanti. Se questo vi basta, guardatelo, altrimenti non aspettatevi chissà quale coinvolgimento. Fra l'altro, il regista, descrive una passione, intensa, agghiacciandola troppo, nelle immagini, tale da risultare consunta e cadaverica. Davvero niente di che. Peccato.
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