Regia di David Robert Mitchell vedi scheda film
Horror 2.0
Un oggetto filmico complesso ed interessante, il quale, avvalendosi di un linguaggio teorico, crea l'orrore attraverso l'ossessione scopica [si potrebbe fare un parallelismo con "Under the Skin"; in ambedue le pellicole, questa morbosità è riscontrabile nell'occhio - rapportato ovviamente al mezzo cinematografico - del pubblico, del regista e della protagonista (tra l'altro, in entrambe le opere, la morte, se così la si vuol definire, è inerente all'atto sessuale)]; l'angoscia e l'orrore (puri) situati ed incastrati nello sguardo spettatoriale. Perché, come dire... "It Follows" è semplicemente (e straordinariamente) un horror dello sguardo, nonché della visione in senso lato. Montaggio dislocante, il quale destruttura il "tempo" del racconto o, meglio, della sostanza filmica; in un certo qual modo, è come se lo spostasse al di là dello stesso film. Regia chirurgica, raffinata ed "intelligente", con una gestione degli spazi [dai campi lunghi ansiogeni, alle "geometria kubrickiana" dell'immagine; dalle soggettive soffocanti, alle efficacissime carrellate], nonché del quadro visuale, grandiosa, adatta a destabilizzare e terrorizzare (finalmente!) il pubblico. E' come tornare all'origine dell'orrore, soggettivizzandolo per renderlo doppiamente terrificante, e riportarlo al suo iniziale ed iniziatico senso fobico, di carpenteriana memoria, in cui esso si nasconde dappertutto, in cui esso può essere (in) ogni persona.
Attraverso una sorta di (azzeccato) "strabismo autoriale", David Robert Mitchell, strizzando l'occhio ai j-horror, prende la genuinità dei film del genere del passato, reinventando però l'aspetto formale, ovvero riscrivendo le coordinate dell'immaginario orrorifico, così da rendere "It Follows" un prodotto innovato che è già proiettato verso il futuro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta