Regia di Myroslav Slaboshpytskyi vedi scheda film
Con sgomento apprendevo che il film è tutto recitato in lingua ucraina dei segni senza sottotitoli, temendo che non avrei capito nulla e sarei morto di noia, ed invece "The Tribe" è riuscito ad appassionarmi e coinvolgermi e soprattutto a farmi vivere un'esperienza diversa da tutte quelle che avevo finora vissuto al cinema.
Un adolescente sordomuto, giunge in un istituto per ragazzi come lui, che scopre subito essere dominato da una gang dedita al bullismo, alla violenza e al crimine. Superati i riti di iniziazione, il ragazzo entra a far parte della tribù e partecipa ai pestaggi, ai furti e soprattutto alla loro attività più redditizia: lo sfruttamento della prostituzione. Due ragazze ospiti dell'istituto si prestano infatti a prostituirsi con i camionisti di una vicina area di sosta e il giovane è incaricato di accompagnarle e di contrattare coi clienti. Per lui le cose per cambiano quando ha la prima esperienza sessuale con una di loro e se ne innamora: vorrebbe impedire che la ragazza continui a vendere il suo corpo, ma il piano dell'organizzazione criminale (capeggiata da uno degli insegnanti) è ben diverso: "esportare" le ragazze in Italia.
Incredibile come il regista riesca a fare a meno della parola (anche nelle scene in cui vi sono interazioni con personaggi esterni il regista evita accuratamente di farli parlare, ed il vociare indistinto delle persone in coda di fronte alla rappresentanza diplomatica italiana è l'unico momento del film in cui si ode la voce umana), ma riesca comunque a comunicarci tutto tramite le immagini, come d'altronde avveniva nei film muti delle origini. Poiché ben pochi nel pubblico (anche ucraino, immagino) conoscono la lingua dei segni, ogni scambio di "battute" diventa un enigma da risolvere, ma il regista fa parlare le immagini in modo eloquente, e alla fine si capisce tutto delle interazioni tra i personaggi (certi elementi, che magari i dialoghi avrebbero anticipato, vengono compresi dallo spettatore in scene successive). In assenza di parole (e di musica, perché non c'è nemmeno quella!) i gesti, gli sguardi, le espressioni e le posture diventano più significativi, e quel senso di frustazione per non riuscire a capire cosa si dicono i personaggi, che temevo potesse accompagnarmi per tutta la visione, scompare dopo le prime scene. Il film compensa il silenzio con il movimento: i personaggi non sono mai fermi, in continuazione agiscono, gesticolano o si picchiano e il regista cattura questo movomento febbrile con ampie inquadrature.
Come molti altri film provenienti dai paesi dell'ex Unione Sovietica che ho visto ultimamente, il film offre un quadro sconsolato e desolante di società dominate dalla violenza e dalla corruzione, una desolazione morale a cui nessuno sfugge: né il protagonista che si fa coinvolgere nelle attività criminali tribù, né gli insegnanti corrotti e criminali quanto e più degli alunni, né le ragazze che lungi dall'apparire sfruttate, sono parte integrante del gruppo criminale. Un ragazzino down vittima di bullismo da parte di tutti sembra essere l'unico innocente del film.
Risulta inoltre vincente l'idea di presentare adolescenti sordomuti, persone che il pubblico istintivamente percepirebbe come soggetti vulnerabili da proteggere o compatire per la loro disabilità, come criminali spietati in grado di creare, a una così giovane età, un'organizzazione criminale che non ha nulla da invidiare a quelle degli adulti "parlanti". Essendo poi tutti, all'interno del loro mondo che è l'istituto, nella stessa condizione di sordomuti, essi non la pecepiscono affatto come un limite: considerano il down l''unico disabile dell'istituto, e per questo lo scherniscono e umiliano.
Tra le scene che rimangono più impresse sicuramente quella, quasi insopportabile da guardare per la sua crudezza, dell'aborto praticato da una "mammana" ad una delle baby-prostitute. Molto ben diretta quella dei colloqui presso la polizia, in cui il regista riprende contemporaneamente due stanze diverse dalle finestre. Coreografica quella in che ci mostra i ragazzi comunicare a gesti in maniera concitata e febbrile mentre assistono all'iniziazione del nuovo membro della tribù. Particolare il modo in cui il regista filma le scene di sesso, poetico nel mostrarci la bellezza dei corpi in posizioni plastiche che nascondono i genitali. Il finale è di una violenza resa ancora più sconvolgente dal silenzio che la avvolge.
Ottimi i giovani attori, tutti veri sordomuti.
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