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Le streghe di Eastwick

Regia di George Miller vedi scheda film

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La recensione su Le streghe di Eastwick

di maso
8 stelle

Il titolo italiano di questa insolita black comedy con profonde venature horror mi da un grosso spunto per parlarne bene e ricredermi dopo averla osservata attentamente: queste streghe hanno mantenuto fede all'arte di stregare, il povero diavolo che si lascia travolgere dalla loro astuzia e sensualità è costretto a soccombere pur avendo lui stesso innescato in loro la linfa vitale per trasformarle da casalinghe inquiete ed annoiate in tre graziose ancelle del demonio ognuna con la sua femminilità nascosta e impolverata vogliosa di rinascere dopo le monotonie matrimoniali, mi sembra superfluo esaltare la scelta di tre donne e badate bene non tre pupe dei birocci come Cher la Sarandon e Michelle Pfeiffer in un momento così intenso della loro parabola artistica e di luminosa bellezza fisica, rappresentano la faccia unica di certa femmina americana che può lasciarsi piegare dal tempo ma non vuole farlo passivamente perché ha nascosto dentro quel diavoletto indomabile che si abbatterà su una bravissima Veronica Cartwright come Pazuzu faceva con Linda Blair in “L’esorcista” individuata come vittima sacrificale fra la comunità bigotta e pudica di Eastwick perché capace di subodorare il peccato con un respiro profondo, di avvertire fra le solite tre anime perse una creatura degli inferi che si adopera fin da subito a tenerla lontano dalla vita di paese massacrandola di sventure come nella scena in cui tutti gli ospiti del ricevimento hanno sulla punta della lingua quella D. che sta per Daniel o forse David ma in realtà sta per diavolo con le corna Daryl van Horn, come un sortilegio il suo nome pronunciato in coro spezza la collana di perle al collo di Sukie in mille bilie che fanno rotolare la povera Felicia per le scale rompendosi una gamba e dandoci la prima immagine forte sulla potenza del male di grosso calibro.
Mai occasione fu più propizia per poter avvalorare la vecchia teoria che le donne ne sanno una più del diavolo, il signor van Horn con il codino dietro la nuca di Jack Nicholson si nasconde fra i desideri di Alexandra Jane e Sukie, tre donne molto diverse nell’aspetto e nel carattere che in un certo senso lo hanno invocato con la loro noia ed i loro matrimoni andati a male e lui si presenta acquistando la magione più antica della città dove si narra di streghe bruciate al suo interno, la prima ad avvicinarlo è ovviamente è la lunga dal crine nero Alexandra, da vedova la più intraprendente che alle moine dello strafottente uomo di fronte a lei risponde picche e insulti ma basta un attimo per farsi agguantare dalle grinfie del diavolo senza però darlo a vedere al contrario di Jane che da timida e sterile insegnante di musica di una orchestra stonatissima di bambini si trasforma in bomba sexy dai lunghi capelli rossi completamente succube di quel diavolo di un van Horn immancabile quindi la seduzione di Sukie che però da biondissima e fragile mogliettina abbandonata con cinque figli sul groppone è anche la più forte e reattiva del trio, la prima a ribellarsi all’influenza demoniaca di van Horn fino a scatenarlo contro tutte e tre, il diavolo conosce bene le sue concubine dopo le varie riunioni sabbatiche  a cui hanno partecipato e i loro improvviso abbandono suscita la materializzazione delle paure più recondite: un letto di serpi per Alexandra, le sembianze di una vecchia decrepita per Jane e per l’osso duro Sukie un male oscuro dolorosissimo ed incurabile.
La storia che il diavolo fa le pentole e non i coperchi è vera perché i coperchi le fanno le donne con la loro capacità di rigirare l’arrosto sul fuoco attraverso l’arte della seduzione ed imprigionarlo fino alla giusta cottura, è proprio il ritorno delle tre streghe al capezzale di van Horn a firmarne la condanna agli inferi di quel povero diavolo, la mezzora finale con la messa in atto del rito voodoo delle tre streghe indemoniate con il demonio conclude con il botto un film davvero originale e concede un’appendice distensiva sui ricordini che il diavolo ha lasciato alle tre streghe.
Il regista George Miller era reduce dal successo in patria della saga di Mad Max e si ritrovò a dover fronteggiare i marasmi da tragedia greca imposti dalle produzioni hollyvoodiane che concedono veramente poco a un regista emergente, i continui contrasti portarono il filmaker australiano sulle soglie delle dimissioni e fu l’intervento provvidenziale di Nicholson a fissarlo sulla sua seggiolina di regista con la minaccia di dare il benservito a tutti se lo avessero licenziato, il vecchio Jack ebbe ragione ed il contributo di Miller ha giovato al film che gode del giusto equilibrio fra un buon soggetto sviluppato con la prova superba di un cast in formissima è l’utilizzo massiccio di effetti speciali che al tempo risultarono innovativi ma alcuni di essi oggi appaiono veramente superati come la scena della partita di tennis con la pallina stregata a mio avviso superflua e trascurabile, fa ancora effetto invece il finale che trasforma Nicholson da drago digitale a un esserino ripugnante dal corpo di verme e il viso di neonato: una vera schifezza per gli occhi.
Rimane da assegnare la scopa d’oro alla strega più bella e ponendo la condizione che sia Cher che la Sarandon mi piacciono assai sia dentro che fuori dal film la Pfeiffer degli anni ottanta è insuperabile ed il suo personaggio nel film è quello più interessante capace di resistere al ritorno del diavolo.

Sulla colonna sonora

Non è un elemento del film che rimane impresso.

Su George Miller

Regista capace di rendere sempre interessanti i suoi film ottimizzando i mezzi a disposizione e qui ne aveva.

Su Michelle Pfeiffer

Fa la classica tipa delicata che si taglia con un grissino ma ha un paio di palle quadrate sotto la gonna che ti fanno innamorare di lei alla follia non solo per la sua bellezza ma anche perchè la donna che non la da facilmente stuzzica sempre le fantasie e l'orgoglio di un uomo, il suo ribellarsi a van Horn lo fa scatenare come un inferno ma anche soffrire come un Cerbero bastonato.
Viso d'angelo Michelle.

Su Cher

Fa la classica tipa che viene a curiosare, ti dice in faccia che le fai schifo e non ti toccherebbe neanche con una canna sporca di merda ma con le parole giuste e una mano sul culo al momento giusto si scatena come una diavola e ti concede anche di gettarla dal quinto piano di un palazzo se sapesse che può causarle un orgasmo ma appena terminata la discesa sarebbe pronta a negare tutto continuare ad insultarti e dichiarare che pensava la sotto ci fosse una piscina.
Che trampoli Cher.

Su Susan Sarandon

Fa la classica tipa che sotto i capelli legati, gli occhiali e la vocina nasconde una voglia di trombare che neanche Dizzie Gillespie e Chat Baker messi insieme, non è un caso che si concede a van Horn con uno schiocco di dita e si trasforma in una bomba sexy con scritto in fronte scopo dallla mattina alla sera e ne sono fiera ma è anche una con cui puoi parlare per ore senza annoiarti mai.
Una sensualità intelligente quella di Susan.

Su Jack Nicholson

Perfetto come diavolo ma quelle tre fate lo mettono in secondo piano.

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