Regia di Thomas Dirnhofer vedi scheda film
Jim Bridwell, alpinista statunitense che negli anni 60 arrampicava a mani nude e con l’ausilio dell’LSD, scuote la testa di fronte all’impresa lanciata dal giovane collega David Lama. Il ragazzo, a suo dire, ha le stesse possibilità «di una palla di neve all’inferno», come recita il titolo originale del documentario. Lama, classe 1990, mamma austriaca e babbo sherpa nepalese, le montagne le ha nel sangue e scala in arrampicata libera come un ragno flessuoso: non esita (quasi) mai davanti alla scalata folle del Cerro Torre, una montagna mitica per gli sportivi del free climbing, 3.128 metri di parete quasi liscia, fra Argentina e Cile, in Patagonia. Protagonista di storiche e discusse salite (le più celebri quelle di Cesare Maestri, prima in coppia con Toni Egger che in quella circostanza perse la vita, poi accompagnato da un compressore per piantare i chiodi nella roccia - oggetto rimasto, dal 1970, appeso alla montagna), la cima sfida l’agilità sovrumana di Lama, che la affronta a mani nude un metro dopo l’altro, con la follia sublime dell’atleta visionario. Il documentario, che dilata i tempi dell’azione per costruire una suspense non sempre onesta, offre grazie alle riprese aeree una serie di visuali mozzafiato sul picco e sulla scalata (avvenuta nel 2012) del giovanissimo campione. Se il comparto dedicato alla sua vita oltre la montagna è troppo superficiale per risultare coinvolgente, il confronto tra uomo e natura riempie lo schermo e restituisce la dimensione titanica di uno sport come il free climbing.
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