Regia di Damián Szifron vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2014 - IN CONCORSO * 24 COURMAYEUR NOIR INFESTIVAL - FUORI CONCORSO - FILM D'APERTURA
Con Storie pazzesche ci si addentra in un labirinto, a tratti accattivante, ma non per questo meno allarmante, contrassegnato da atti e situazioni di follia senza ritegno, in cui lo stress, la tensione e un sentimento di incapacità a reggere contraccolpi emozionali ripetuti, spingono alcuni malcapitati ad azioni e comportamenti a primo avviso non esattamente nelle corde di chi si trova a viverle, compierle, coordinarle.
Coproduzione ispanico-argentina infiltratasi all’ultimo momento, in modo inaspettato e francamente inadeguato, spropositato, fuori luogo, vista la qualità molto alta dei concorrenti, nel concorso ufficiale del Festival di Cannes, nel cui contesto infatti figurava a suo agio come un pesce fuor d’acqua, Storie pazzesche invece è stato perfetto per aprire, come evento speciale, l’ultimo delizioso Courmayeur Noir Filminfestival della scorsa settimana.
Infatti il film, insieme di storie slegate tra loro, ed accomunate solo dalla follia che coglie i suoi malcapitati e stressati protagonisti, è un mix di delirio noir da stress e da incapacità di gestire l’autocontrollo, che risulta spesso accattivante e riuscito.
In particolare ho apprezzato i primi episodi, quelli più corti e dirompenti: un incontro molto poco fortuito all’interno di un aereo di linea destinato a punire ogni passeggero ricorda gli abili complotti alla Agata Christie; il delirio assassino di una cuoca per difendere la sua collega vittima di un cliente arrogante ed insopportabile è piuttosto divertente e malizioso; la follia omicida che coglie due autisti dopo un inseguimento causato da un mancato sorpasso, porta lo spettatore dinanzi ad atmosfere simili al Duel spielberghiano, ma con più ironia e sbruffoneria.
Le altre storie, di base tutte piuttosto valide, si perdono un po’ troppo in lungaggini, soprattutto quella col divo più noto, ovvero un Ricardo Darin-Mr. Bombetta, oberato dalle multe per divieti di sosta a suo dire mal segnalati, mentre quella del matrimonio con risvolto pulp ha dei picchi di follia piuttosto interessanti, smorzati qua e là da lungaggini inutili inerenti la festa.
Insomma un guazzabuglio noir certamente ed inevitabilmente disomogeneo, ma contraddistinto da una grande attenzione per le location e le scenografie, veramente accurate entrambe e perfette per localizzarci adeguatamente queste “storie di ordinaria follia” da stress da sopruso e da necessità di una sana, premeditata, appagante vendetta.
Nel cast coivolto, il trio di attori ispanici affascinanti piuttosto noti o notissimi Darin-Sbaraglia-Grandinetti, contribuisce a conferire un tocco glamour ad una coproduzione piuttosto pompata e destinata a girare il continente.
Tenuto conto di quanto ogni giorno si legge nelle cronache dei giornali, risulta prorpio fuorviante e del tutto improprio il flano sul manifesto che strilla "Si prega di ridere con moderazione": si ride certo, ma solo a tratti, a denti stretti, quando la rabbia che regna sovrana e determina le scelte e situazioni assurde e tragicomiche dei sei protagonisti, è talvolta della simil specie di quella che ognuno di noi a suo modo avverte spesso, o almeno a volte, durante la spesso concitata esistenza che ci contraddistingue: esistenza carica a volte di contenuti grotteschi, per fortuna quasi mai catastrofici fino al punto in cui essi dirompono sui nostri malcapitati.
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