Regia di Nick Hurran vedi scheda film
Il problema finale.
L’episodio conclusivo, non solo della 3^ stagione ma di tutta la serie (almeno finora) vede il nostro eroe alle prese con un avversario formidabile: Charles Augustus Magnussen, magnate dell’editoria che, grazie al suo infinito archivio di documenti compromettenti, è in grado di ricattare l’establishment inglese e di dirottarne le scelte a suo piacimento. Se tale attività, esplicata abitualmente attraverso le indiscrezioni pubblicate su un giornale scandalistico, non può che richiamare alla mente dello spettatore parecchie analogie con le gesta di un paio di ambigui “tycoon” tuttora viventi, urge ricordare che la sete di notizie “delicate”, nell’era moderna, non ha età, ma cambia solamente di mezzo: la (parziale) ispirazione è infatti un racconto del 1904 intitolato “L’avventura di Charles Augustus Milverton”, dove un crudele e spietato usuraio-ricattatore, in possesso di lettere imbarazzanti, minaccia il buon nome di una nobildonna.
Spunto solo iniziale, dicevamo, perché presto, come da abitudine di tutto il “progetto”, la trama vira verso lidi inesplorati e, per lo spettatore, quasi imprevedibili. Sviluppi sempre legati al citazionismo “avventuroso” con la fonte letteraria, senz’altro encomiabili per coraggio (e per la felice capacità sceneggiativa dimostrata in quasi tutte le puntate precedenti), ma che in questo caso dimostra, purtroppo, più di una debolezza.
Si sovraccarica l’utilizzo di ralenty e flashback, per evidenziare le proverbiale capacità intuitive di Sherlock, ma si esagera nella tempistica della resa: emblema di questo appesantimento è la “logorroica” sequenza del primo colpo di scena della pellicola (dopo circa una 30ina di minuti) che sembra girata da un Guy Ritchie ancora più ridondante (e stancante) e che, invece di sviare ed arricchire il plot con una trama secondaria, si impantana in una messe di banalità fuori luogo, probabilmente pensate per stupire ulteriormente lo spettatore. Inopportunamente, a parere di chi scrive: la traccia principale ne risulta infatti indebolita e perfino gli esiti ultimi dell’avventura risultano banali e non all’altezza dei due antagonisti (Sherlock e Magnusson).
Una puntata involontariamente interlocutoria, alfine solida nella professionale e sicura regia, che lascia (forse) speranza per una quarta stagione (il finale è aperto) e che raggiunge la sufficienza “postuma” solo dopo la visione del film “L’abominevole sposa”, vera appendice di questo episodio (e della serie tutta).
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