Regia di Edoardo De Angelis vedi scheda film
In una Napoli irriconoscibile e straniata, quella del Centro direzionale creato dall'archistar giapponese Kenzo Tange, Demetrio Perez (Zingaretti, qui anche in veste di produttore) è l'ultimo degli avvocati. A lui si rivolgono malfattori di ogni genere, quelli che vengono rifiutati persino dagli avvocati d'ufficio. Quando arriva il turno di un ex camorrista (Gallo), collaboratore di giustizia, per Perez cominciano i guai seri: pur di ottenere l'allontanamento di sua figlia (Tabasco) da un pericoloso camorrista (D'Amore) del quale la ragazza si è invaghita, l'avvocato è disposto a recuperare un enorme quantitativo di diamanti nascosti nel ventre di un toro. Impeccabile sul piano della direzione degli attori e della messa in scena, con scenografie urbane e domestiche che sono un autentico valore aggiunto del film, questo noir che più cupo non si porrebbe si perde un po' in qualche manierismo da cinema d'essai (le continue camminate del nostro antieroe cupo e solitario) e nella definizione dei personaggi: la figura del protagonista, avvocaticchio sbevazzone, disposto a tutto per una figlia considerata una semidea a partire dalla scelta del nome (Tea), ci riporta con la memoria a I trafficanti della notte, un vecchio film di Jules Dassin del 1950, e a La notte e la città, con De Niro invischiato, alla stregua di Perez, in una vicenda più grande di lui. E così alcuni personaggi di contorno, caratterizzati da una napoletanità che sembra dover essere pensata per bilanciare il senso di straniamento generato dalle location ipermoderniste del Centro direzionale.
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