Regia di Maria Erica Pacileo, Fernando Maraghini vedi scheda film
Quel sexy shop di un giorno da cani. Dodici ore nella vita di Luca, cinquantenne esodato, molto rock anche se coi rimpianti lunghi quanto le basette. Espulso dal lavoro, ma anche (per dirla alla Veltroni) in campo sentimentale, sbarca il lunario vendendo cose porno. Dall’alba al tramonto succede di tutto, come in certe commedie americane, anche se, all’inizio, le tribolazioni in voice over fanno temere il peggio. Nel negozio, come su un palco, passa un campionario di maschere e mostri. Di pervertiti che hanno perso il senso della misura e del ridicolo. Con la commessa che serve i clienti mentre studia la riproduzione degli ornitorinchi. Scoppiano bambole gonfiabili e una banda di zingari ha un conto da saldare. Alla fine arrivano pure i finanzieri, ma si fa per ridere, come Totò e Fabrizi in I tartassati. Sexy shop è un piccolo film d’amore e d’anarchia, made in Gorizia e Monfalcone, a testimonianza della vitalità del nordest (vedi Alessandro Rossetto e Matteo Oleotto). I registi Fernando Maraghini e Maria Erica Pacileo, curriculum ricco di teatro e videoclip, sposano la causa ed eccedono nell’eccesso, non risparmiando su nulla. Molta musica e steadycam, personaggi in overdose da eccitazione e recitazione. Tanti cameo da jukebox. Tra gli altri, Ivan Cattaneo, Johnson Righeira, Sir Oliver Skardy che coi Pitura Freska aveva cantato Papa nero a Sanremo; Nevruz da X Factor e anche Elisabetta Viviani, voce di Heidi.
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