Regia di Riccardo Rossi vedi scheda film
Quando si decide di mettere il cervello in naftalina ci deve essere una buona ragione: bisogno d'evasione, decompressione dopo una lite col dirimpettaio, necessità di compiacere una nuova conquista svampita con gusti cinematografici discutibili ma con così tante curve da aver bisogno di una segnaletica, eccetera. Oppure una recensione convincente utile a guerreggiare contro i propri pregiudizi nei confronti delle commedie di bassa lega. Lo stimolo per vedere l'opera prima di Riccardo Rossi, doppiatore aggressivo e attore mediocre con malriposti debiti nei confronti dell'Albertone nazionale (nel film, la casa di riposo per anziani dove lavora il medico protagonista è intitolata a Silvio Magnozzi, come il personaggio di Una vita difficile; lui si chiama Alberto; a cena tra amici si cita esplicitamente Sordi) viene da quest'ultima ragione. Pedro Armocida, al quale andrebbe rivolta la domanda sui problemi di coscienza che Moretti poneva in Caro diario al critico che aveva esaltato Henry pioggia di sangue, ha scritto queste parole: "Una scelta intelligente della sceneggiatura (scritta dallo stesso regista insieme a Chiara Barzini e Luca Infascelli) e allo stesso tempo un po' sadica, perché costringe lo spettatore a tornare indietro con la memoria e a confrontarsi direttamente, volente o nolente, con le proprie esperienze. Interrogandolo in maniera molto più profonda e universale rispetto all'ipotesi del titolo del film, limitato solo al discorso della prima volta di una figlia".
Dove Armocida abbia trovato nel film "intelligenza", "profondità" e "universalismo" rimane un mistero, a meno che non si sia trattato di un eccesso di sostanze lisergiche. La storiellina è a portata di minus habens: un padre ossessivo-compulsivo, in carestia sessuale da una decina d'anni (Rossi), legge sul diario della figlia quindicenne (Gargari) che quest'ultima è prossima a perdere la verginità. Così ingaggia una amica (Sacchi) con passato da scout e il marito di questa (Fresi) per improvvisare una cena in cui la donna dovrebbe svolgere un compito dissuasorio nei confronti della ragazzina. La serata si trasforma in un amarcord delle gesta compiute la prima volta sotto le lenzuola.
Tolto l'incipit - con la vestizione del protagonista a ritmo di musica - e le inquadrature sui titoli di coda - in cui i caratteristi del film raccontano la loro prima volta - la prima volta da regista di Riccardo Rossi è una prova di un'idiozia sconcertante, con attori che, con la sola eccezione di Fresi, sono tutti sotto il livello di guardia.
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