Regia di Roberto Mauri vedi scheda film
Nel 1970 lo spaghetti western è già pesantemente al declino, un filone subissato di titoli di terz'ordine e quarto e quinto (etc.); di certo non è nelle mani di Roberto Mauri, mestierante non particolarmente dotato, il destino del popolarissimo genere. Anche perchè Mauri un western all'italiana l'ha già girato (La vendetta è il mio perdono, 1968) e il titolo è comparso sui grandi schermi e quindi scomparso senza lasciare significative tracce di sè; allo stesso modo farà questo Sartana nella valle degli avvoltoi, ennesimo capitolo di una pseudo-saga, quella di Sartana, che in realtà vede un personaggio differente come protagonista in ogni suo capitolo/pellicola. Qui, nella sceneggiatura firmata dallo stesso regista, si parla infatti di un certo Lee Calloway, interpretato da un William Berger 'professionale', ma non entusiasmante (e oltrettutto già ultracinquantenne: non il prototipo del pistolero aitante e maledetto); altri attori degni di rilievo sono l'americano Wayde Preston, esperto di western, e il viareggino Franco De Rosa: non esattamente un cast spumeggiante, ma questo Mauri ha a disposizione e questo cerca di sfruttare nel migliore dei modi a lui possibile. C'è anche una bambola-carillon, trovata in stile Per qualche dollaro in più, ma di duelli sensazionali e tensione spasmodica nemmeno l'ombra; la riflessione, amara, di fondo è che evidentemente all'epoca era possibile confezionare simili prodottini e immetterli in un mercato in apparenza mai sazio, perennemente avido di nuovi input, anche con miseri mezzi e scarse idee. Apprezzabili quantomeno le musiche: sono di Augusto Martelli, qui ancora alle prime armi con le colonne sonore, futuro autore di geniali sigle televisive Fininvest/Mediaset (Ok, il prezzo è giusto!, una su tutte). 2,5/10.
Il pistolero Sartana aiuta alcuni banditi a evadere di prigione, pregustando una ricompensa in oro che però non arriverà mai. A quel punto, per recuperare il bottino che gli è stato negato, Sartana decide di arrangiarsi da solo.
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