Regia di Jim Wilson vedi scheda film
50 a 1 è un film che farà andare in brodo di giuggiole gli appassionati del mondo delle corse ma in particolare gli amanti dei cavalli, anche se devo dire da profano che non mi pare che il film esalti o approfondisca molto il rapporto uomo cavallo, o che il cavallo sia in qualche modo valorizzato, al di fuori del suo uso strumentale e funzionale. Contiene altresì alcune formule vincenti e quasi sapientemente utilizzate nella sceneggiatura, che funzionano sempre: il desiderio di riscatto, di rivalsa, di dimostrare quanto si ritiene di valere, a scapito di tutti i detrattori e di coloro che godono se vai male o ti ritengono un eterno perdente, uno sfigato; il far salire agli altari del podio e della cronaca sportiva (ippica) un personaggio mediocre sull’orlo del fallimento economico ed esistenziale sul quale nessuno avrebbe puntato neppure un dollaro; esporre un rapporto di coppia assolutamente conflittuale, contrastato ed esasperato per poi avvicinarli affettivamente; trovare qualcuno con i soldi che ti dia fiducia e finanzi le tue velleità e presunte professionalità; il contrasto tra chi compete senza farsi illusioni consapevole dei propri limiti e con semplice modestia e coloro (la maggioranza) che appartenendo al jet set dell’ambiente ippico per super-ricchi esprimono spocchia e supponenza a iosa, potendo sperperando montagne di denaro per appagare velleità e vanità con codazzo mediatico; ecc.. Pare che sia una storia vera, e dobbiamo crederci perché in America possono effettivamente accadere, anche se non abbiamo certezza che la ricostruzione sia veritiera, forse lo è solo il finale: un brocco (almeno in apparenza) che vince una gara di livello mondiale, l’ultimo su cui si poteva puntare essendo dato 50 a 1. Per il resto il filmetto scorre via abbastanza agevolmente grazie all’intelligenza della regia che non si sofferma troppo sui rapporti umani e sugli eventi, a volte tagliandoli di netto appena dopo averli accennati e fatti comprendere, per passare con ritmo accelerato ad altri sketch ed ambientazioni, in giro per tutti gli States, fino alla gara finale. Una fiaba moderna, soprattutto per la bella figura del fantino destinato ad un insperato successo, tratteggiata con poche parole ma molte immagini eloquenti, mentre sull’allenatore stenderei un velo pietoso, sia come recitazione che come personaggio tratteggiato, difficile che possa ispirare simpatia essendo arduo trovargli delle qualità umane. Tutto sommato un film appena sopra la mediocrità, consigliabile soprattutto agli appassionati di cavalli. Voto finale 5,5
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