Regia di Jeremy Lovering vedi scheda film
Le tre morti di Sherlock Holmes
Si ricomincia da dove eravamo rimasti: con la scomparsa necessaria del nostro eroe per sfuggire alla mortale rete del suo arci-nemico Moriarty, in uno degli episodi più concitati della serie. E si ricomincia in maniera altrettanto furibonda per introdurre le tematiche di questo inizio di terza stagione: il ritorno di Sherlock, affatto morto (elementare !), e le sue fatiche per rientrare nello “status quo” pre-mortem. La struttura dell’episodio, oggettivamente sbilanciata sul versante commedia, non propone infatti un caso di giornata “totalizzante” ma ci ripropone una (ri)presentazione più approfondita del personaggio, alle prese con parenti, affini e nel tentativo di riconquistare l’amicizia del fidato Watson.
Ci si diverte, insomma, per buona parte della durata; i soliti personaggi bislacchi fanno spesso capolino nella trama e le situazioni brillanti, abilmente sorrette da una sceneggiatura ben calibrata e da dialoghi illuminati, sono una vera goduria. La regia, anch’essa frenetica nei “soliti” movimenti di macchina e nell’eccesso di sovrimpressioni per spiegare i tortuosi ragionamenti di Holmes, asseconda lo sfavillante plot in una girandola situazionistica (quasi) senza tregua.
Fino alla risoluzione del mistero, molto vagamente ispirato all’omonimo racconto del 1903 contenuto nel volume “Il ritorno di Sherlock Holmes”, nel quale Conan Doyle fu costretto a furor di popolo a riportare in vita il suo eroe.
Per la fortuna sua e anche di noi posteri
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