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La strada scarlatta

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su La strada scarlatta

di Baliverna
8 stelle

Inferiore al per me mitico “La donna del ritratto”, è tuttavia decisamente un buon film, che conserva dell'altro più di qualche elemento (oltre che gli attori). Interessanti sono soprattutto i personaggi, ognuno ben delineato e ben modellato sulle persone reali che si vedono in giro. Il protagonista è un uomo onesto, che, sposatosi per solitudine in un momento di debolezza, si trova prigioniero di un'arpia che non vuole un marito ma un cagnolino obbediente. E' forse questa sua situazione frustrante a renderlo così vulnerabile alle frecce avvelenate di una donna senza scrupoli, che vuole solo spillargli quattrini. E lui è l'allocco che cade nella sua rete, senza nemmeno accorgersi delle bugie che lei inizia a dirgli fin da subito, né di che tipo di donna sia veramente. Molto ben rappresentata è la coppia di lei e del suo violento e cinico uomo, che in queste parti risulta particolarmente efficace (Dan Duryea nella “Donna del ritratto” era il perfido ricattatore). Tutti e due i personaggi sono particolarmente indovinati e, anche grazie alla bravura degli attori, finiscono per mangiar via a Robinson una parte non piccola di film. Efficaci sono in particolare le scene in cui lui la schiaffeggia brutalmente e lei, lungi dall'allontanarsi, sembra ancor più innamorarsi di lui.
Non manca il tema-ossessione di Lang, cioè l'impulso all'omicidio, che egli doveva sentire latente dentro si sé in modo particolare; l'omicidio non premeditato, ma istintivo e immediato. Molto interessante trovo infine il discorso sul rimorso della coscienza, vero tribunale che condanna l'uomo e non ammette sotterfugi. E' la voce di Dio in noi, il quale però ci offre anche la Sua misericordia. E si vede bene che Fritz Lang non aveva la grazia della fede.

Mi sembrano fuori luogo le polemiche dell'epoca a causa del fatto che il delitto rimanga impunito: c'è forse una condanna peggiore di quella che subisce il protagonista?

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