Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Christopher Cross è un omino innocuo che fa il cassiere in banca, si diletta a dipingere e viene tiranneggiato da una moglie squallida (già vedova di un poliziotto). Una sera salva una bella ragazza da un misterioso aggressore e comincia a frequentarla: in lei vede la propria rivalsa non solo umana ma anche artistica, visto che per compiacerla affitta un appartamentino al Greenwich Village per dedicarsi con calma alla pittura. Ma è tutto un inganno: Kitty, la ragazza, è una poco di buono e, insieme al fidanzato Johnny (l’aggressore), pensa solo a spennare Cross, che si è fatto credere un grande artista e per sostenere le spese inizia a sottrarre denaro alla banca. Accade l’imprevedibile: i quadri di Cross, che i due amanti hanno provato a vendere per fare qualche soldo, trovano subito un acquirente in un famoso critico d’arte, che vuole conoscere l’autore. Johnny gli fa credere che sia Kitty e, quando Cross viene a saperlo, accoglie con un’imprevedibile gioia il successo arrisogli per interposta persona. Intanto sogna ormai apertamente di sposare Kitty e, quando ricompare il primo marito della moglie (che si era fatto credere morto), vede la possibilità di tornare libero. Kitty però gli ride in faccia, lui la uccide e del delitto viene incolpato Johnny: andrà sulla sedia elettrica, ma Cross (i cui furti sono stati nel frattempo scoperti dal direttore) perderà il lavoro e finirà a fare il barbone, tormentato dai ricordi. Lang prende i tre protagonisti di La donna del ritratto (da cui derivano varie autocitazioni: anche qui c’è un ritratto di Joan Bennett...) e li inserisce in un’altra delle sue consuete vicende di colpa e punizione. Come nel precedente capolavoro, il male si annida in potenza nell’aspetto dimesso di una persona tranquilla (Robinson è il degno erede del Peter Lorre di M) e trova il proprio catalizzatore nell’incontro con una figura femminile tentatrice. Qui non siamo allo stello livello (il film ha qualche ingenuità, es. la resistibile ascesa di una pittrice sconosciuta), ma Lang è sempre abilissimo nell’evidenziare situazioni da cui emerge l’inquietudine del protagonista: alla domanda della moglie “da quando conosci Katherine Marsh?”, Cross (che ha in mano un coltello e, si intuisce, è pronto a usarlo), temendo di essere stato smascherato, prima nega tutto e poi prova il sollievo di venire accusato ‘soltanto’ di plagio. Ed è indimenticabile la sua ossessione finale, nell’immaginare Kitty e Johnny uniti dopo la morte grazie a lui e nel vedersi condannato a vivere vecchio, povero e solo.
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