Regia di Im Kwon-taek vedi scheda film
VENEZIA 91. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA – FUORI CONCORSO
Vecchiaia, malattia, morte, amore inespresso ed affetto manifesto: questi ed altri i sentimenti messi in gioco in questo funereo trattato sentimentale ed intimo, che prende di mira un brillante manager che dirige il settore cosmesi di una grande multinazionale di prodotti di bellezza, ma deve dividere la professione con le preoccupazioni di casa, per la malattia grave della amata moglie, afflitta da tumori al cervello che sembravano stati debellati da un riuscito intervento chirurgico, ma che un giorno tornano a ripresentarsi dopo un improvviso svenimento della donna.
Mentre la diagnosi non concede speranze, e l'uomo si prodiga a curare l'adorata consorte dividendosi unicamente tra lavoro e cure alla malata, la mente dell'uomo fantastica la nascita e lo sviluppo di una relazione tra lui ed una nuova avvenente collaboratrice dell'ufficio, responsabile del reparto marketing dello staff che egli dirige.
Attraverso un andirivieni di flash-back a dir poco snervante e inutilmente concitato, che inizia dal funerale-epilogo per tornare indietro alle varie fasi della genesi e della cura della malattia, così come della (ipotetica) storia d'amore tra un dirigente ed una meravigliosa collaboratrice, il film procede forzato e un po' ripetitivo, concentrandosi sugli accanimenti terapeutici e sull'inflessibilità tutta orientale a non trascurare le opportunità lavorative nemmeno in circostanze così gravi e motivate.
L'anziano Im Kwon-taek, ha un'età coerente ed appropriata ad essere caratterizzata da bilanci e da pensieri esistenziali di carattere terminale, che magari umanamente è comprensibile si alternino a sogni anche erotici, relativi a tutto ciò che avrebbe potuto essere e non è stato: rimorsi e rimpianti che ben ed efficacemente traspaiono nel film pervaso da una tetra ed insistita aria mortifera, che tuttavia disturba ma che tuttavia non aiuta a delineare una logica di comportamento coerente adottata in capo ad un protagonista discontinuo e contraddittorio, che, di conseguenza, appare neutro e difficilmente giudicabile, né nel bene né tanto meno nel male.
Una neutralità che appare più come una carenza del film, che una caratteristica insita nell'indefinitezza che a volte assume il corso di una vita, e di tutte quelle che si intersecano attorno a questa.
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