Regia di Ann Hui vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - FILM DI CHIUSURA
La breve ma concitata vita della scrittrice cinese Xiao Hong, nata nel 1911 e morta di tubercolosi a soli 31 anni, viene narrata dalla celebre regista in modo minuzioso, pur mancando molti dettagli diretti che testimonino con certezza la concitata storia della sua breve e drammatica esistenza. Per questo motivo la cineasta immagina di ricorrere, come trattandosi di un documentario, ma restando completamente nell'ambito della narrativa cine-biografica più classica, all'esperienza narrata di testimoni che in qualche modo, viso in fronte alla camera, raccontano, inizialmente in prima persona, poi nell'ambito dello svolgimento della vicenda, ognuno il loro personale contributo, nel bene come nel male, al calvario umano di questa donna gracile ma tenace.
Una vita movimentata e scandalosa, per i canoni severi dell'epoca, quando poco più che ventenne, divenuta amante di un professore sposato, rimase incinta di lui, lo convinse a scappare assieme a lei per poi abbandonarla in un hotel, a gravidanza inoltrata e con un debito enorme da pagare alla locanda. Presa in ostaggio dall'albergo, che minacciava di venderla ad un borfìdello perm rifarsi delle spese, abbandonata dalla famiglia che la disconobbe per la vergogna, la donna riusci a fuggire da quella prigione grazie ad un allagamento della città, che le permise di fuggire dalla finestra su una imbarcazione. Mendicante a rischio di morire di stenti, la ragazza ebbe la fortuna di incrociare la sua strada con quella di un collega scrittore Xiao Jun, che se ne innamorò e se ne prese cura per anni. Tuttavia i quasi dieci anni trascorsi assieme furono anche un tormento interiore per la donna, sempre in conflitto col suo uomo dal punto di vista creativo e dell'inevitabile confronto che nasceva spontaneo effettuare tra i due: la scrittura sciolta e sentita della donna risultavano di gran lunga superiori a quella più banale e ricercata dell'uomo, molto impegnato a tenerle testa, ma inutilmente.
Soprattutto per questo le loro strade si separarono, e la donna poté contare nell'aiuto di un più anziano professore e della sua generosa famiglia, e di un altro letterato che accettò di sposarla pur incinta di quattro mesi dell'ex compagno Xiao Jun.
Insomma una vera e propria epopea, una vita di difficoltà e ristettezze che ispirarono l'autrice alla composizione di opere basilari della cultura cinese, tra cui la più famosa, I campi della vita e della morte, del 1935.
Ann Hui si prodiga in un racconto frastagliato ma minuzioso, dove le certezze del racconto documentato fanno posto, senza che nulla venga celato o nascosto, alle supposizioni o alle interpretazioni più accreditate, che ci vengono mostrate e filmate rivendicandone l'interpretazione.
Ne esce fuori un ritratto minuzioso e preciso, specchio di un tempo di rivoluzioni e guerre tra due nazioni confinante acerrime rivali come Cina e Giappone. Un film lungo e piuttosto impegnativo, che tuttavia stupisce per l'attaccamento che la regista risulta avere nei confronti di questa donna coraggiosa, avventata ed impridente, che ha scelto coscientemente e lucidamente di vivere motvata dai sentimenti più genuini, senza scendere a compromessi e attuando scelte di vita sempre radicali, magari pure discutibili (il volontario abbandono in fasce del proprio primo neonato, atto tragico che tuttavia la ispirò in uno dei periodi più fertili della propria produzione poetica), ma intraprese senza scendere ad alcuna sorta di compromesso, lucida e cosciente che la sua sarebbe stata una vita breve ma intensa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta