Regia di Robert Mulligan vedi scheda film
L'impressione durante e finale si riassume con "un po' troppo".
Un po' troppo l'accento meridionale che soprattutto all'inizio infastidisce (ma forse è questione di doppiaggio), con un R.Gere un po' troppo grande per essere il figlio (all'inizio credevo fosse il fratello più piccolo degli altri due protagonisti).
Una famiglia non troppo standard, con un padre troppo macho e una madre troppo esaurita per far fronte ai problemi del figlio più piccolo, che soffre di tutto il troppo che lo circonda rifiutando ogni cibo.
Rapporti esasperati dove non c'è un padre normale.
Uno ha allontanato il figlio perchè gay (a proposito chi ha capito la scena del biglietto d'auguri da firmare? mi deve essere sfuggito qualcosa).
Uno ha incartato in pagine di giornale il cadavere del figlio neonato per non parlarne più e adottare il nipote (perchè non c'è amore più grande che tra padre e figlio).
Uno vuole a tutti i costi un figlio macho quanto lui e degno sucessore nel campo del lavoro.
Intanto tradisce con orgoglio la moglie salvo ammazzarla di botte quando qualcuno insinua qualcosa su di lei (poveretta, che tentativo umiliante quello di rifarsi dei tradimenti del coniuge con un simile tizio).
Nemmeno la parte di Gere mi è parsa ben definita. Nemmeno la sua passione per i bambini è emersa più di tanto, salvo il rapporto con il fratello e la storiella che si è divertito a raccontare.
Insomma, da un'idea che poteva essere buona ho avuto l'impressione che sortissero solo macchiette.
Alla fine, quando prende il taxi, tra i ti voglio bene reciproci, effettivamente si tira veramente un sospiro di sollievo.
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