Regia di Herbert L. Strock vedi scheda film
Lo trovo divertente, con il candore tipico di certa produzione pseudo-scientifica di quel periodo. Ci sono enormi inconsistenze narrative e fondamenti scientifici, ma il clima è quello di un fumetto di spionaggio (è un thriller) e gli elementi di mistero concorrono ad arricchire la tensione. Si osserva una certa diffidenza nei confronti della tecnologia: oltre ai due robot "posseduti", l'armamentario tecnologico viene presentato come misterioso e dotato di potenzialità illimitate. Nel finale, che cita un eccesso di radiazioni sui due protagonisti né più né meno che qualcosa da curare con due aspirine, si tocca con mano l'euforia americana per i recenti utilizzi dell'energia atomica.
La storia è solo un pretesto per giustificare la figura di un investigatore e della immancabile bella di turno; il nemico "invisibile" è un elemento interessante, poiché si manifesta tramite intermediari e pertanto non è riconoscibile immediatamente.
Ci sono due temi fondamentali, entrambi accennati durante i titoli di testa: uno grave e drammatico, l'altro palesemente dedicato alla (immancabile) vicenda amorosa.
Le riprese in esterni, realizzate in un deserto, sono di un'ingenuità disarmante, specie le antenne retrattili che ballonzolano per l'evidente supporto "a mano" che le aziona. Quelle in interni sono da telefilm, del resto accettabili riguardo la minima struttura della vicenda.
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