Regia di Mike Figgis vedi scheda film
“Siete sintonizzati su Timeside 247, l'emittente radio numero uno in Inghilterra, che ogni giorno vi offre il meglio in fatto di musica americana. Chi di voi è appena giunto qui a Newcastle mi chiederà: 'Che cosa diamine sta succedendo?'. Bene, amici, ve lo dico io: sono in pieno svolgimento le manifestazioni della Settimana Americana, che ci offre anche oggi, giovedì, un programma ricco di sorprese. Nel pomeriggio, a St. James Park, ci sarà da spassarsela: potrete infatti assistere a un autentico rodeo western, seguito dal concerto della banda dei Marines, con un omaggio all'indimenticabile John Phillips, dopodichè i Marines dell'unità di assalto si esibiranno in un combattimento simulato. Al Museo della Scienza, la Coca Cola sponsorizza una mostra di tecnologia spaziale, la più grande conquista dell'umanità... Vi ricordo ancora il football americano, tutte le sere allo stadio comunale... Ma veniamo a cose più serie: nel centro femminile '8 marzo' si terrà un dibattito sull'inserimento della donna nel mondo della finanza, mentre alla Galleria comunale d'arte moderna è aperta una mostra di pittura intitolata Da Hopper a Pollock... E continua la retrospettiva del grande cinema americano, non c'è che l'imbarazzo della scelta: da West Side Story a Fronte del porto, da Gli uomini preferiscono le bionde a L'invasione degli ultracorpi. E poi, ancora, La gatta sul tetto che scotta, A qualcuno piace caldo, Un tram che si chiama desiderio, Via col vento, Il cantante di jazz, Casablanca, Chinatown, Il braccio violento della legge 1 e 2, Il padrino 1 e 2, Una notte all'opera, Il grande sentiero, Quarto potere, Il gigante, Gangster Story, La febbre del sabato sera, Il lungo addio, Easy Rider e il primo road movie di tutti i tempi: Ombre rosse... E ricordatevi, in tutti i negozi che espongono il manifesto della Settimana Americana, 50% di sconto sugli articoli made in USA a tutti coloro che indosseranno il distintivo 'I Love America'... E passiamo al notiziario: uno dei principali promotori della Settimana Americana, il finanziere texano Francis Cosmo, è stato ieri nuovamente al centro di un vivace scontro politico quando il consigliere dell'opposizione Stanley Higgins ha accusato Cosmo e il sindaco Barbara Hensen di cinico disinteresse per il patrimonio storico e culturale della città. Ricordiamo che Cosmo è alla testa di un consorzio finanziario angloamericano... Ma c'è anche chi va controcorrente: non c'è dubbio che l'unico locale di Newcastle in cui in questi giorni non si parli americano è il Key Club, vicino al porto fluviale, e forse la cosa ha un suo preciso significato, perchè sabato sera, e sabato sera soltanto, il Krakow Jazz Ensemble - e mi riferisco alla Cracovia in Polonia, non a quella in Pennsylvania – darà al Key Club la sua unica esibizione in Gran Bretagna. Devo essere onesto con voi, fanciulli e fanciulle: è una formazione che conosco poco. Questo è un brano dal loro ultimo album, ma purtroppo le note di copertina sono scritte in polacco e non so nemmeno dirvi come si intitola. Comunque, ecco a voi il Krakow Jazz Ensemble!”.
La voce del deejay, contrappuntata dall'incedere incalzante delle immagini, ha già introdotto nell'incipit luoghi e personaggi della vicenda: seconda metà degli anni Ottanta, a Newcastle, addobbata a festa per le celebrazioni della Settimana Americana. L'affarista texano Francis Cosmo (Tommy Lee Jones) è uno dei più potenti intrallazzatori della città; Finney (Sting) è il proprietario del Key Club, tempio del jazz dove ha trovato lavoro come addetto alle pulizie il giovane Brendan (Sean Bean), disoccupato irlandese con la passione per la musica appena giunto a Newcastle; Kate (Melanie Griffith) fa la cameriera in un ristorante ed è l'ex amante di Cosmo. Le loro strade si incrociano presto: Cosmo, in combutta con assessori corrotti e malavita, sta accaparrandosi gli appalti più esclusivi per poter allungare le mani sul centro storico della città, Finney è l'unico a non cedere alle sue richieste, rifiutandosi di vendergli il Key Club. E Brendan, nel frattempo divenuto uomo di fiducia di Finney, si innamora proprio di Kate. Ma Finney è nei guai perchè Cosmo ha deciso di spazzarlo via con qualsiasi mezzo, anche se lui, tutt'altro che rassegnato, ribatte colpo su colpo a ogni intimidazione. Sono Brendan e Kate, perciò, a venire travolti da drammatica escalation di violenze e tragedie.
Esordio cinematografico per il quarantenne Mike Figgis, inglese di nascita ma cresciuto in Kenya, poi studente di musica a Londra, con solo qualche esperienza televisiva prima di questo debutto, di cui firma anche sceneggiatura e colonna sonora. La vicenda è quella di un thriller d'atmosfera, più esattamente di una favola noir (anche se del noir mancano, ad esempio, la disperazione e l'accanimento del Caso sui destini dei personaggi), molto simile, nella caratterizzazione dei ruoli, alle stilizzazioni simboliche del Walter Hill di Strade di fuoco (il buono, il cattivo, la bella, “e vissero felici e contenti”), di cui Stormy Monday segue anche l'identica scelta di trasformare in personaggio attivo la colonna sonora. Le affinità, però, si interrompono qui, perchè Figgis, una volta sciolte le briglie della vicenda, si limita poi a seguirne meccanicamente le prevedibili evoluzioni. Lo sguardo, come appare evidente anche dal tratteggio dei personaggi, è venato di un'ironia stralunata – quindi tutt'altro che hard boiled anni Cinquanta, universo che invece il film si preoccupa di evocare nelle atmosfere – amplificata dalla presenza del Krakow Jazz Ensemble, irresistibili nei guizzi umoristici e nelle favolose (e scatenatissime) esibizioni (“Stanno facendo un casino d'inferno!”, si lamenta Tommy Lee Jones. “Ma è un complesso molto rinomato...”, e lui: “Rinomato un paio di palle!”), con, tra l'altro, una memorabile esecuzione dell'inno statunitense. Gli eventi, poi, prenderanno una piega più concitata e il film perderà questo controcanto più leggero per innescare il suo drammatico crescendo di tensione. Resta – e in questo risiede l'originalità dell'opera – un film anticipatore di una delle nuove direzioni verso cui virerà il thriller nel decennio successivo, quando il revisionismo rimasticherà e riproporrà una visione pulp del noir (senza disturbare Tarantino, basterebbe citare – e ridimensionare – Guy Ritchie) estremizzando gli eccessi della dissacrazione a colpi di violenza e humour nero: si tratta, comunque, di squarci improvvisi, di intuibili (ma soltanto a posteriori) ammiccamenti a un'estetica ancora lontana dal delinearsi compiutamente, ma di cui intanto si intravede qualche timido segnale.
Magnifiche sia la fotografia di Roger Deakins, che illumina di colori scintillanti la suggestiva ambientazione cittadina (la Newcastle dello splendido di Carter di Mike Hodges, oltre che città natale di Sting) e cattura il fascino delle atmosfere esaltando le ombre della notte o le prime luci dell'alba, sia la colonna sonora curata dallo stesso regista, alle cui composizioni si aggiungono la meravigliosa I've Been Loving You Too Long di Otis Redding e due perle di B.B. King come The Thrill Is Gone e la title track (Call It) Stormy Monday (scritta nel 1947 da T-Bone Walker e cantata con successo, nel tempo, oltre che da King, da artisti del calibro di Allman Brothers Band, Jethro Tull, Cream, Bobby Bland e molti altri). Nel cast, un impeccabile Tommy Lee Jones (anche se il suo personaggio soffre gli eccessi caricaturali della scrittura), Sting, che si presta al gioco con convincente ispirazione, Melanie Griffith, ormai tra le indiscusse attrici-regine degli anni Ottanta (fresca reduce, tra l'altro, dal successo di Una donna in carriera) e Sean Bean, che si limita a impersonare lo “Sean Bean di turno”, ovvero l'eroe belloccio e senza paura.
"Uno dei nostri più controversi o, per meglio dire, sottovalutati presidenti una volta disse: 'Quando la situazione è dura, ai duri la soluzione!'. E se guardo all'Inghilterra, e in particolare alla vostra regione, una volta così ricca e fiorente, devo constatare che la situazione è dura, amici, e che è giunta l'ora delle scelte irrevocabili: ai duri la soluzione! La regione ha bisogno di un radicale intervento chirurgico: il bisturi, a prima vista, può sembrare doloroso, ma provate a chiedere a chiunque si sia fatto asportare un tumore... Vi intonerà un inno intitolato Dio salvi il chirurgo!".
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