Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Ferreri adatta allo schermo dei racconti dello scrittore Bukowsky in maniera non sempre buona ma delineando comunque il suo personale concetto di poeta (o di questo poeta) esprimendolo con la sequenza finale: un individuo solo che rincorre, barcollando, un bellissimo desiderio che non possiederà ma a cui si aggrapperà forte, trascinato via dalla solitudine, dalla malinconia, dalla disperazione.
Ferreri comunque non perde l'occasione, come sempre, di sbeffeggiare la "borghesia", o meglio, i punti saldi della società, come il lavoro e i ruoli.
Spesso però farraginoso, lento e incerto, sicuramente non ai livelli dei suoi più grandi capolavori come Dillinger è morto, L'ultima donna e La grande abbuffata.
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