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Ride - Ricomincio da me

Regia di Helen Hunt vedi scheda film

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La recensione su Ride - Ricomincio da me

di supadany
4 stelle

Dunque, Helen Hunt è un’attrice sostanzialmente apprezzata, una donna matura che recentemente abbiamo visto poco in scena (ultimo film importante “The sessions” del 2012) e che qui si danna l’anima con la sua seconda regia dopo l’abbastanza apprezzabile “Quando tutto cambia” (2007).

Purtroppo per lei, con questo film brucia i bonus dell’esordio e, se possibile, va pure in deficit.

Quando suo figlio Angelo (Brenton Thwaites) decide di mollare gli studi e di trasferirsi a Los Angeles, sua madre Jackie (Helen Hunt), editrice in carriera, lo segue di nascosto per capire cosa sta succedendo.

Se l’obiettivo di partenza era portarlo sulla retta via, il risultato sarà ben diverso.

 

Helen Hunt, Brenton Thwaites

Ride (2014): Helen Hunt, Brenton Thwaites

 

Deludente opera seconda da regista di Helen Hunt che pare aver dimenticato (sarà che è passato parecchio tempo?) i connotati pregevoli del suo esordio e propone un lavoro che si fa ricordare soprattutto per il fatto di essere (inutilmente) logorroico.

Un fiume di parole (incontrollate) che si inseriscono in una trama spiccia di determinazione su due traiettorie, madre e figlio (entrambe più o meno velatamente alla ricerca di un qualcosa), che presenta poco o nulla di reale interesse.

Peraltro, se non soprattutto, il racconto non fa nulla di particolare per mantenere l’attenzione a livelli significativi, tante schermaglie con sviluppi relativi e quanto accade attorno non aiuta, vedi il rapporto della protagonista col maestro di surf interpretato da Luke Wilson che pare quasi un modo per sentirsi più giovani di quanto non lo sia la buona Helen Hunt (ad un certo punto bisogna anche riuscire ad invecchiare bene, per quanto Hollywood in questo non sia d’aiuto).

Tante cadute di stile quindi, inserite in un contesto un po’ povero già di suo, che non manca di cercare i confronti, con relativi dialoghi, ma il tutto appare realmente deficitario.

Una pellicola povera che nelle diatribe madre-figlio non trova soluzioni di rilievo, ma d’altro canto la descrizione dei due caratteri è fin dal principio tutt’altro che invogliante (se lei è da prendere, tra virgolette, a pugni, lui poi non è poi da meno, per la serie , tale madre, tale figlio).

Insipido.

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