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Duri si diventa

Regia di Etan Cohen vedi scheda film

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La recensione su Duri si diventa

di FilmTv Rivista
4 stelle

In quel di Bel Air vivono James King, multimilionario, e Darnell Lewis, gran lavoratore che tiene pulita l’auto del riccone. Il primo è bianco e il secondo nero, il primo un truffatore e il secondo onesto, il primo un superficiale commerciante di affetti di plastica, il secondo un marito premuroso. Tutto secondo stereotipi, insomma. Quando King viene condannato per frode a dieci anni, decide di usare i 30 giorni che gli rimangono per imparare il nuovo stile di vita che lo attende. Assolda dunque Lewis, sulla base del pregiudizio  che vorrebbe un nero associato obbligatoriamente a un delinquente avvezzo alle carceri. Il nuovo partner sta al gioco e inizia così un percorso di abbrutimento gangsta, di controformazione aperta dalla solita I Love It delle Icona Pop - ormai prevista dallo standard di certa stucchevole (com)media americana contemporanea -, scandita da una continuità di montaggio da film amatoriale e da sfiancanti inserti videoclippari R&B. Il gusto per il demenziale si esaurisce in un paio di gag ad accumulo di assurdo e in altrettante esibizioni del deretano del volenteroso, gigionesco, apprezzabile Will Ferrell. Il politicamente scorretto a sfondo razziale è patinato, il gioco degli equivoci poco dettagliato: l’irriverenza di Duri si diventa si stempera così nella riverenza dei più triti cliché di una commedia incapace di andare oltre la superficie della satira sociale. Urgono idee nuove.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 26 del 2015

Autore: Claudio Bartolini

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