Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film
La figlia di un celebre chirurgo belga si fa suora con l’obiettivo di lavorare in un ospedale in Africa. Film lungo ma non prolisso, articolato in tre sezioni ben differenziate: il noviziato e lo studio delle malattie tropicali; il soggiorno in Congo; il ritorno in patria, l’invasione tedesca e l’uscita dall’ordine. Austera e rigorosa la prima, incentrata sulle minuziose norme che regolano la vita conventuale e sui sensi di colpa per ogni minima trasgressione. Oleografica e filocolonialista la seconda: indigeni servizievoli, missionari barbuti, una conversione edificante, persino un accenno di melodramma in stile L’anima e la carne che per fortuna viene bloccato in tempo. Breve e intensa la terza, quella dove si riconosce meglio la mano dell’autore di Mezzogiorno di fuoco: le regole osservate per tanti anni non sono più sufficienti in una situazione tragicamente diversa, e suor Lucia decide di seguire la propria coscienza. In fondo lo svolgimento è lineare: fin dall’inizio tutti le ripetono che non è portata per l’obbedienza, e alla fine lei ne prende atto, pur con qualche rimpianto. Sofferta e misurata l’interpretazione della Hepburn, che fra le attrici hollywoodiane dell’epoca era sicuramente quella più credibile in un ruolo simile (tranne forse Dolores Hart, che poi si è fatta suora per davvero).
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