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La storia di una monaca

Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film

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La recensione su La storia di una monaca

di luisasalvi
6 stelle

Ho visto ieri sera (6/8/2024) per la prima volta La storia di una monaca di Zinnemann. Ho subito sentito il bisogno di scrivere dei  chiarimenti su molti punti travisati nel film, su questioni importanti di morale cristiana, di testo evangelico, di comportamento e di insegnamenti di Gesù secondo i vangeli. Non voglio né posso esprimere giudizi estetici sul film, avendolo visto solo una volta e inoltre coinvolto dai temi religiosi storici morali che vi sono essenziali.

Prima sono andato a rileggermi attentamente le varie recensioni degli altri lettori; così mi sono accorto che, pur senza aver visto il film, avevo già letto in passato molte recensioni, in particolare quella di Teastefano, dove inserivo a commento, dieci anni fa (8/11/2014), molte delle cose che ora intendevo scrivere per una recensione del film. Le riporto con qualche aggiunta e modifica.

All’imperativo morale (affermato dalla Chiesa cattolica) di seguire le indicazioni della propria coscienza, molti (per eccesso di zelo) aggiungono, a limitazione, che però “la coscienza deve essere retta”, cioè indicare cose buone e vietare cose cattive. Si tratta di una aggiunta contraria sia al buon senso e alla logica (Tommaso direbbe “rationi”, alla ragione) sia alla dottrina cattolica.

Per quanto riguarda il ragionamento è ovvio che nessuno può sapere se la propria coscienza è retta o erronea; può (e deve) sapere cosa dice la dottrina, ma la coscienza può dire una cosa opposta e non è detto che per questo sia erronea. Gesù ha trasgredito in coscienza molte leggi bibliche, e per questo è stato ucciso in nome della legge, né può essere considerato moralmente colpevole chi lo ha ucciso in nome della propria legge e secondo la propria coscienza (lo affermavano già Dante, e prima Abelardo, contraddetto dal rigido Bernardo).

Dal punto di vista della dottrina già Tommaso affermava senza ombra di dubbio che “conscientia errans ligat” (Tommaso, S.Theol. I-II xix a5-6): “credere in Christum est per se bonum [sed…] si a ratione proponatur ut malum, voluntas feretur in hoc ut malum”. Cioè fa peccato chi si converte al cristianesimo per opportunismo o per paura (cosa che capitava spesso in passato, da Costantino in poi, da quando i cristiani, divenuti dominanti, presero a perseguitare gli altri).

 “dictamen conscientiae plus obligat quam praeceptum praelati” (In II Sent., d.39 q.3 a.3 ad 3): l’indicazione della coscienza è più obbligante di quella dei prelati, compreso il papa. Anche l’attuale catechismo della Chiesa è esplicito in questo senso (anche se molti gerarchi evitano di pubblicizzarlo): “L’essere umano deve sempre ubbidire al giudizio certo della propria coscienza” (§ 1790), anche se questa può sbagliare. Resta il dovere di informarsi e soprattutto il vincolo della carità (nel senso di amore per gli altri).

Per arrivare all’Africa, molti religiosi distribuivano preservativi per evitare l’AIDS anche dopo il viaggio di Benedetto e le sue affermazioni. Anche i papi si confessano, perché anche loro peccano, ma nessuno può sapere se quei discorsi, lontani dalla carità, erano fatti in coscienza (troppo zelante) o dettati da superbia: “chi sono io per giudicare?”.

Nel film viene ripetutamente detto che l’obbedienza viene prima dei suggerimenti della coscienza e dell’amore per il prossimo, e che Gesù ha insegnato questo. Eresia e falsità.

Lo stesso vale per i voti. Troppo semplicistico dire che “un voto è un voto, anche se preso per sbaglio”. Lo aveva già contestato Dante per bocca di Beatrice nei primi canti del Paradiso, poi Manzoni per bocca di Fra Cristoforo. La Chiesa può dispensare, “per congrue ragioni”; ma soprattutto ognuno deve rinunciarvi se la coscienza glielo impone, per qualunque ragione.

Perfino sulle vicende del film ci sono contraddizioni. Per esempio le suore mettono in guardia suor Lucia dai pericoli del dottore cui deve fare da assostente, perché lui è contrario alla religione e perché è donnaiolo e non rispetta neppure l’abito da suora; al contrario, anche quando deve visitarla lo pretende nonostante le resistenze di lei ma la rispetta rigorosamente. È forse la figura più bella del film, e forse…

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