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Senza lasciare traccia

Regia di Gianclaudio Cappai vedi scheda film

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La recensione su Senza lasciare traccia

di Sebastiane
8 stelle

Dramma tutto italiano che prende in esame il tema della violenza sui minori in una maniera molto diversa dal solito. Un buon film. A dispetto del titolo, di “Senza lasciare traccia” resterà un forte ricordo, duraturo come le ustioni cicatrizzate di Bruno.

Dopo un delicato intervento chirurgico, Bruno (Michele Riondino) sta ancora combattendo con il suo male. Convalescente, decide di accompagnare la moglie Elena (Valentina Cervi), restauratrice, convocata in un borgo lontano per il recupero di un quadro antico. Lei non sa che proprio in quel luogo Bruno trascorse l'infanzia e che là accadde un evento traumatico cui lui attribuisce l'insorgenza della malattia. Non è dunque un caso se Bruno, mentre la moglie è al lavoro, si reca in una fornace ormai in disuso, rifugio estremo di un padre (Vitaliano Trevisan) e della figlia Vera (Elena Radonicich), da lui ben conosciuti nel passato. Grazie al ricorso alla metafora – l'intruso, la traccia, il fuoco –, personaggi e situazioni sono delineati con esemplare economia di mezzi, così da far solo intuire (e non spiegare) allo spettatore il rovello interiore di Bruno, il senso di colpa di Vera, le decisioni irrisolte di Elena. Anche l'utilizzo del flashback come tessera di mosaico lo trasforma di fatto in flashforward, fornendo cioè poco a poco la giustificazione finale di quanto sta accadendo al presente. Di notevole efficacia inoltre la funzione emblematica della fornace, insieme punto di memoria e spazio concentrazionario, vero fulcro atmosferico del film. Ci si può magari rammaricare che qualche snodo resti irrisolto, ovvero che non sia più esplicito il sapido parallelismo allegorico fra il dipinto da svelare togliendovi le incrostazioni del tempo e il processo di palingenesi che il protagonista persegue. Tuttavia, la prevalenza della banda visiva colma eventuali sconnessioni del testo, incidendo a fondo sulla percezione. Quanto agli attori, si dividono la scena con equilibrio e sobrietà, il fine essendo di comunicare uno stato collettivo di ansia e rancore prima, poi di angoscia e rabbia. A dispetto del titolo, di “Senza lasciare traccia” resterà un forte ricordo, duraturo come le ustioni cicatrizzate di Bruno. 

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