Ha cercato di dimenticare, ma del suo passato Bruno porta i segni sulla pelle e sotto pelle, nascosti tra le pieghe dell’anima e del corpo, come la malattia che lo consuma lentamente. Questo fino a quando non ha l’occasione di tornare nel luogo dove tutto è cominciato: una fornace ormai spenta divenuta rifugio di un uomo e della figlia. Nessuno dei due riconosce quell'intruso le cui intenzioni appaiono sempre più ambigue e sfuggenti. Per guarire Bruno deve trovare un colpevole, guardare in faccia l'origine del suo male. Cercare tracce, cancellarle, lasciarne di nuove, per tentare di fermare l’intruso che è in lui.
Uno sguardo originale, un'atmosfera opprimente e un paesaggio (fisico e mentale) molto cupo sono i punti di forza dell'esordio alla regia di Gianclaudio Cappai, che tratteggia un neo-noir intorno alla malattia e al misterioso passato di Bruno, ottimamente interpretato da Michele Riondino.
Dramma tutto italiano che prende in esame il tema della violenza sui minori in una maniera molto diversa dal solito. Un buon film. A dispetto del titolo, di “Senza lasciare traccia” resterà un forte ricordo, duraturo come le ustioni cicatrizzate di Bruno.
Regia attenta a lasciar parlare le immagini affiancata da una fotografia che indugia nei particolari, nei chiaroscuri che riflettono le ombre dell'anima. Il non detto, i silenzi che trasudano pudore, vergogna, impotenza, sono la forza di questa storia che invita lo spettatore ad entrare in punta di piedi, gradualmente, nel dramma dei protagonisti.
Dopo un delicato intervento chirurgico, Bruno (Michele Riondino) sta ancora combattendo con il suo male. Convalescente, decide di accompagnare la moglie Elena (Valentina Cervi), restauratrice, convocata in un borgo lontano per il recupero di un quadro antico. Lei non sa che proprio in quel luogo Bruno trascorse l'infanzia e che là accadde un evento traumatico cui lui attribuisce… leggi tutto
Approfittando di un viaggio di lavoro della compagna, Bruno (Un ottimo Michele Riondino) cerca forse per la prima volta di affrontare i presunti responsabili del male che lo sta logorando dentro e fuori; riuscirà a guarire come credeva? Recuperato in Dvd, il film di Cappai si è rivelato per me molto interessante sia per la tematica che per l'immaginario visivo trasposto in…
Dopo un delicato intervento chirurgico, Bruno (Michele Riondino) sta ancora combattendo con il suo male. Convalescente, decide di accompagnare la moglie Elena (Valentina Cervi), restauratrice, convocata in un borgo lontano per il recupero di un quadro antico. Lei non sa che proprio in quel luogo Bruno trascorse l'infanzia e che là accadde un evento traumatico cui lui attribuisce…
Un film scabroso, in cui il dolore, la malattia, il male prendono le sembianze di un intruso, qualcosa di imprevedibile e improvviso che può abbattersi sulla vita di chiunque portandogli via tutto.
L'intruso è il nostro lato oscuro, quella parte di noi che non vogliamo sapere esista, che nascondiamo persino ai nostri occhi, di cui ci vergognamo.
In quest'ottica il protagonista…
Ai 4 titoli usciti ieri con un giorno di anticipo, se ne aggiungono oggi altri nove. L'affollamento è quindi grande, ma per molti titoli si tratta di uscite ridotte a una manciata di schermi: infatti la…
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Commenti (4) vedi tutti
Una noia mortale... forse l'idea è interessante ma raccontata così ammazza lo spettatore.
commento di Aiace68Uno sguardo originale, un'atmosfera opprimente e un paesaggio (fisico e mentale) molto cupo sono i punti di forza dell'esordio alla regia di Gianclaudio Cappai, che tratteggia un neo-noir intorno alla malattia e al misterioso passato di Bruno, ottimamente interpretato da Michele Riondino.
leggi la recensione completa di RamirosDramma tutto italiano che prende in esame il tema della violenza sui minori in una maniera molto diversa dal solito. Un buon film. A dispetto del titolo, di “Senza lasciare traccia” resterà un forte ricordo, duraturo come le ustioni cicatrizzate di Bruno.
leggi la recensione completa di SebastianeRegia attenta a lasciar parlare le immagini affiancata da una fotografia che indugia nei particolari, nei chiaroscuri che riflettono le ombre dell'anima. Il non detto, i silenzi che trasudano pudore, vergogna, impotenza, sono la forza di questa storia che invita lo spettatore ad entrare in punta di piedi, gradualmente, nel dramma dei protagonisti.
leggi la recensione completa di Shedir