Regia di Miguel Rodriguez Arias, Fulvio Iannucci vedi scheda film
Al cinema nei giorni seguenti alla trasmissione in sala della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il doc di Iannucci e Rodríguez Arias è un tassello ulteriore nella sempre più ampia copertura mediatica della chiesa. Ratzinger ne è stato il precursore, con l’apertura al social tramite Twitter e con la risonanza di un gesto senza precedenti come le dimissioni papali;?Bergoglio ha moltiplicato esponenzialmente l’aspetto comunicativo del soglio pontificio. Dopo un incipit in odore di agiografia sul santo di cui papa Francesco ha preso nome e voto di umiltà, entrano in gioco esperti e familiari. Da un lato il giovane e carismatico Jorge nei ricordi della sorella e degli amici;?dall’altra il gesuita e il vescovo nelle favelas di Buenos Aires evocato dai molteplici instant book fioriti dopo la fumata bianca (Elisabetta Piqué: Francesco - Vita e rivoluzione;?Nello Scavo: La lista di Bergoglio;?Sergio Rubin: Papa Francesco - Il nuovo papa si racconta). Sotto la confezione poco più che rudimentale e sotto fiumi di colonna sonora talvolta straniante (il tango imperversa nei filmati di repertorio argentini), resta un prodotto che offre una pluralità, seppure armonica, di pareri (tra cui il rabbino Abraham Skorka e l’islamico Omar Abboud, primi esponenti di altre confessioni a comparire nella delegazione papale) per abbozzare il ritratto di una figura che, nelle parole di Bruno Ballardini, è «un esperto di marketing; in quanto capace come nessuno prima di creare fiducia nei confronti del prodotto chiesa cattolica».
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