Regia di Anthony Mann vedi scheda film
La storia di Glenn Miller (James Stewart), uno dei grandi nomi del jazz bianco americano degli anni '30 che, partito da mille difficoltà economiche (il suo trombone giaceva perennemente presso il banco dei pegni), arrivò a formare un'orchestra tra le più celebri della storia di questo genere musicale. Aiutato da una moglie comprensiva, disponibile ed adorabile (June Allyson), Miller morì precipitando con un aereo durante il secondo conflitto mondiale, in occasione del quale ricopriva la carica di maggiore. Scritto da Valentine Davies e Oscar Brodney (che aveva già messo mano all'esemplare copione di Harvey, interpretato dalo stesso Stewart) e ottimamente interpretato da Stewart e dalla Allyson, impreziosito dai cammei musicali di Louis Armstrong, Gene Krupa e molti altri, il film di Mann diventa ellittico e sbrigativo in alcuni passaggi narrativi, lasciando così in subordine le atmosfere e sfibrando il carisma del protagonista, uno che, diversamente da tanti altri protagonisti del jazz, non aveva alcunché di maledetto e che visse all'insegna della più semplice normalità. L'ottimo adattamento musicale delle musiche di Miller è di Henry Mancini.
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