Regia di Anthony Mann vedi scheda film
Artista capace e inventivo,tra quelli che spinsero tramutando la canzonetta in melodia buona per tutti gli usi ed innalzarla a livello di classico che non viene sfregiato o stinto dal tempo,Glenn Miller ebbe una parabola vitale che non poteva sfuggire a Hollywood.Dando a Miller il volto di James Stewart,che in effetti un pò somigliava al musicista che creò "Moonlight serenade",e con la regia di Anthony Mann,il racconto dei primi successi,del lancio di "In the mood" e altre bellissime composizioni di Miller,fino alla tragica morte su un aereo,all'apice del successo,vengono messi evidenza il pacato e garbato estro dell'oggetto dell'analisi romanzata di un altro che visse il "sogno americano".Girato perlopiù sul filo leggero,ad un passo dalla commedia,trova la sua chiave espressiva nelle sequenze che volgono a chiudere il film:dall'esecuzione dei brani di maggior successo milleriani sotto i bombardamenti,le marce rivedute e corrette dal protgonista,nonostante gli inflessibili ordini dei superiori,e la malinconica conclusione che sancisce la fine del sogno,ma non quella delle splendide musiche di Miller.E sotto la direzione di Mann,la musica diventa un modo per dire che nonostante le brutture,la violenza delle guerre,le bombe,la paura dei cataclismi creati dall'Uomo,si può andare oltre seguendo il meglio che questo può creare,siano l'arte o i gesti di pratica sopravvivenza alle cose.Bravissimo Stewart nel fine ritratto del celebre compositore ripreso anche nei momenti privati,ma non è da meno June Allyson,appassionata sposa di Miller.
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