Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Uno sguardo carezzevole, una mano sulla spalla, un film semplice semplice che scandaglia efficacemente le sue fantastiche protagoniste e ce le fa amare. Elegante e delicato, mai invasivo e lievemente malinconico, Carol è cinema nella sua forma più pura, cinema di personaggi e delle loro emozioni.
Una ragazza di 19 anni, commessa in un grande magazzino di Manhattan, guarda la folla di clienti in attesa di potersi rendere utile per qualcuno, quando, alzato un po' di più lo sguardo, vede dall'altra parte del negozio una distinta e affascinante donna intenta a guardare gli articoli esposti. La commessa è come catturata dalla sua apparizione, quando inaspettatamente la donna alza gli occhi e la fissa intensamente. Le due si osservano, come se si fosse rivelato loro un mondo. Ecco, quel gioco di sguardi vale più di qualsiasi virtuosismo registico dell'anno.
Il film di Todd Haynes comunica attraverso gli occhi delle sue protagoniste, attraverso i loro gesti che nascondono un affetto incerto e timoroso di manifestarsi. La cinepresa si sposta con grazia sui loro volti, accarezza la loro pelle, ci invita a conoscerle più a fondo, a partecipare dei loro pensieri. In mezzo a una ricostruzione d'epoca impeccabile, nella quale si respira l'atmosfera sospesa del periodo natalizio, il regista ci fa conoscere Therese, una giovane aspirante fotografa ancora indecisa su cosa fare della propria vita e incerta sui suoi desideri, la quale per puro caso incontra Carol, donna sposata decisamente più matura e con una figlia piccola, in procinto di divorziare dal marito in un'epoca in cui il divorzio era ancora osteggiato. Sarà quest'incontro a cambiarle la vita e, grazie alla sua amicizia, a farle conoscere se stessa. Dapprima un apparente capriccio di Carol, la loro relazione presto evolverà in qualcosa di molto più profondo e sarà Therese, prima ragazza insicura e introversa, a decidere se la loro storia abbia un futuro oppure no. Sempre con un gioco di sguardi.
Non bisognerebbe mai scambiare la lentezza per noia e la sottrazione per superficialità. Il film dice molto ma lo fa attraverso piccoli gesti, piccole finezze di regia, sfiora con delicatezza il rapporto fra le due donne senza tuttavia forzarlo, quasi per paura di inquinarlo con eccessi di drammaticità. Tutto è soffuso, elegante, sottinteso, ma per questo più autentico. Eccome se si entra in sintonia con Therese e Carol, merito di due attrici perfette nella loro semplicità e introspezione, con Cate Blanchett borghese e malinconica ma piena di dignità e Rooney Mara timida e dubbiosa, con quegli occhioni che esprimono sgomento, sorpresa, tristezza e felicità. Di gran lunga è più facile innamorarsi del suo personaggio e vedere il film attarverso i suoi occhi, mentre osserva da dietro il finestrino della macchina di Carol la campagna innevata o quando scatta una foto alla sua amica quasi di nascosto. "Non fotografo mai le persone: mi sembra di violare la loro intimità": la foto che scatta a Carol è il segno che di tale intimità desidera far parte ma non ha il coraggio di chiederne il permesso. Non manca la sofferenza, con il marito di Carol possessivo alto-borghese che non vuole lasciare libera sua moglie e come strumento di ricatto usa la loro bambina per tenerla legata a sé, ma è solo un dolore passeggero, perché neanche lui è un mostro e non può negare la natura di sua moglie e il bene che li lega entrambi alla piccola. E allora si torna alle due protagoniste, al loro conflitto interiore e alla titubanza di Therese dopo essere stata messa da parte, ma una mano sulla spalla e quel "ti amo" pronunciato come se fosse un addio bastano a far riaffiorare il loro legame e alla fine del film è di nuovo il loro intenso gioco di sguardi a dirci come andrà a finire, con la cinepresa che indugia sul mezzo sorriso di Carol che accoglie (forse) defintivamente Therese nella propria vita.
Todd Haynes gira con perfezione formale e felice scelta dell'accompagnamento musicale, mettendo a nudo i sentimenti e lasciando che siano essi a guidarci nella storia, usando il contesto storico come cornice e concentrandosi sui personaggi e le loro delicate pulsioni. La discussa scena lesbo è girata con naturale delicatezza, con suadenti inquadrature dei due corpi candidi e sinuosi; azzerata la volgarità, rimane un dionisiaco erotismo e una dichiarazione d'affetto. È un piacere questo cinema soffice e vellutato, melodrammaticamente silenzioso, che prende per mano lo spettatore e lo fa immedesimare in ciò che vede, anche grazie a due fuoriclasse in stato di grazia di cui è impossibile non innamorarsi. E quello sguardo così intenso, da cui è impossibile distaccarsi...
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