Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Dopo anni in cui ci si è lamentati dell'invisibilità dell'amore lesbico al cinema, negli ultimi tempi sono emerse diverse pellicole di valore sul tema: dopo ovviamente La Vita di Adele ed il minore, ma comunque interessante, Freeholders visto alla scorsa Festa del cinema di Roma, Carol va ad aggiungere un importante tassello al mosaico che si va infine componendo.
Tod Haynes adatta il romanzo di Patricia Highsmith sull’amore che sboccia tra due donne nell'America degli anni 50: la sofisticata Carol Aird, in fase di divorzio dal marito e madre di una bambina amatissima, e la più giovane Therese Belivet, timida e insicura commessa in un grande magazzino di Manhattan (nonché aspirante fotografa), che rimane spiazzata dal fascino magnetico esercitato su di lei da Carol, in seguito al loro casuale incontro per l'acquisto di un regalo per la bimba. La più esperta Carol creerà occasioni per rivedersi e far evolvere l'infatuazione del momento verso un legame affettivo. La loro fuga d'amore on the road attraverso cittadine dai nomi assurdi verrà però bruscamente interrotta perché le due dovranno fare i conti con le convenzioni sociali dell'epoca, che per Carol significano soprattutto il rischio di perdere sua figlia.
Haynes dirige con eleganza discreta e sublime: tutto è curato e presentato in modo superbo, dai costumi agli arredamenti, dalle automobili alle acconciature, la ricostruzione degli anni Cinquanta (evidentemente il decennio preferito dal regista che vi ha già ambientato Far From Heaven e la miniserie Mieldred's Piece) è praticamente perfetta.
La splendida fotografia di Edward Lachman, vera goduria per gli occhi, ci trasporta in quel mondo elegante e soffuso, di colori intensi illuminati da una luce languida. Il ritmo della pellicola è lento e pacato, il regista si prende i suoi tempi per far sviluppare il sentimento tra le protagoniste, il che ha ha fatto dire a qualcuno che il film è “noioso”, ma è proprio questo passo misurato ad accrescere il coinvolgimento emotivo nella parte finale.
Con tutta la sua perfezione formale Carol può apparentemente sembrare algido. Al contrario, tante sono le scene che colpiscono al cuore lo spettatore: quella dell'incontro al grande magazzino con i giochi di sguardi e di guanti, quella davanti allo specchio in motel, quando con un timido gesto l'amicizia si rivela finalmente amore, quella (che vediamo due volte, all'inizio e verso la fine del film) dell'incontro al ristorante, e soprattutto lo struggente e commovente finale.
In questa scene sono soprattutto gli sguardi delle protagoniste, il loro incrociarsi o sfuggirsi, il mezzo scelto da Haynes per veicolare l'emozione, riuscendoci in pieno grazie alla bravura delle protagoniste, la sempre grandissima Cate Blanchett e la promettente Rooney Mara, entrambe scelte perfette per i rispettivi ruoli: la magnetica e seducente Carol, autonoma e anticonformista ma fragile quando viene toccata e la fresca ma ancora indecisa Therese dagli occhioni sgranati.
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