Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Todd Hayness si innamora dei suoi personaggi, li inquadra in una confezione ben congegnata e credibile, ma dimentica tutto il resto. Sbadigli à go go.
Due donne dalla vita molto differente, la matura borghese Carol e la fresca proletaria Therese, vivono una travolgente e crescente passione amorosa che poco si confà all’ambiente degli anni ’50, nonché alla complicata vita di Carol, sposata con prole.
“Carol” è un inusitato melodramma. L’avvicinamento tra le due donne, la passione che sorge, l’attrazione trainante è la spina dorsale del film. Ma per il resto la sceneggiatura manca di plausibilità in alcune parti ed è piuttosto grossolana in certe altre.
La colpa è da ricercarsi in un regista che insistendo sul rapporto tra le due donne, finisce per dimenticare tutto il resto, finendo alla deriva rispetto all’opera della scrittrice Patricia Highsmith da cui liberamente il film prende spunto. È inconcepibile che Todd Haynes pensasse che il racconto di una storia d’amore (per quanto spregiudicata – per i tempi, intensa e pervicace) potesse da sola reggere il peso di una visione. Non a caso i risultati sono quantomeno inappaganti, perché “Carol” è una barba mortifera. Così imbrigliato, dall’incedere così menefreghisticamente strafottente da risultare stucchevole, da far venir voglia di alzarsi in sala e gridare in maniera mai così liberatoria.
La Blanchett è eterea e stupenda, al limite dell’incantevole. Così pervasa d’eleganza da rendere ancora più brillanti le sofisticate ambientazioni del film, che, aiutate da una colonna sonora importante, ammantano il film di una certa opulenza stilistica, nonché di filologia che rasenta la perfezione.
Ma quanto a complessità dei contenuti siamo ai livelli di un manuale di istruzioni.
Carmine Cicinelli
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta