Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Tiepido romance tra donne di diversa estrazione sociale nella New York degli anni '50. Accurata ed elegante ricostruzione d'epoca, ma la storia d'amore soffoca sotto la ricercatezza formale.
Il modo più sincero di avvicinarsi ad una storia d'amore dovrebbe essere quello di considerarla, prima di tutto il resto, un'esperienza emotiva. Prima di caratterizzarsi come storia etero o omo, possibile o impossibile, odierna o ambientata nel passato, con lieto o infelice epilogo, essa esige anzitutto di poter vibrare e increspare la pacata superficie del sentire quotidiano. Non ci dovrebbe essere nessun buon motivo a latere per trascurare la qualità della rappresentazione del puro sentimento sullo schermo e per mancare di farlo tracimare addosso agli spettatori.
Nasce da questa premessa il modesto appagamento che Carol, ultimo lavoro di Todd Haynes, può lasciare in alcuni a dispetto di una confezione in verità assai curata e ricercata, che certo non manca di eleganza e senso dell'inquadratura. Nell'incontro tra la ricca e sofisticata Carol e la giovane commessa Therese si percepiscono a fatica lo stupore, la curiosità, il turbamento che si provano quando ci si trova di fronte a una persona che appare diversa dalle altre, prima ancora di capire il perchè. O meglio, si seguono razionalmente i passaggi logici ma non si avvertono sotto pelle, forse perchè tutto è fin troppo chiaramente pianificato dall'inizio: troppo velocemente dobbiamo intuire che qualcosa succederà tra le due protagoniste, troppo facilmente convergono l'una verso l'altra appena conosciutesi, così come eccezionalmente subitanei sono gli sguardi concupiscenti di Carol verso Therese (sguardi in verità attraversati da lampi quasi diabolici, coi quali Cate Blanchett cerca di compensare l'accademica compostezza delle scene, con effetto finale forse un po' distorto).
In parte la velocità di crociera è giustificata dal fatto che Carol è una donna già consapevole della propria natura sentimentale mentre Therese si trova per la prima volta così colpita da un'altra donna, ma il ruolo trascinante della prima non impedisce di soffrire la mancanza di tutti quei momenti iniziali di distanza, noncuranza e involontarietà che pure nella realtà sono basilari elementi nella costruzione di relazioni anche importanti e che in una sceneggiatura concedono il tempo necessario agli spettatori per conoscere i personaggi e potersi interessare a loro.
Un ruolo naturalmente più passivo, a tratti quasi accessorio, è quello di Therese, a cui Rooney Mara presta i delicati lineamenti attraverso cui Haynes sembra voler omaggiare la grazia dell'icona dell'epoca Audrey Hepburn. Le due attrici si comportano più che correttamente, con la Blanchett particolarmente adatta a indossare i panni di donne sofisticate e sicure di se', ma come si diceva la direzione non è improntata alla naturalezza, cosìcché se anche il primo, preparatissimo, bacio e la scena d'amore che fiaccamente ne segue registrano temperature emotive prossime allo zero kelvin non è colpa da ascrivere alle due protagoniste. Forse, traendo ispirazione proprio dalle pudiche, ma in fondo signorili, consuetudini del cinema dell'epoca in cui è ambientata la storia sarebbe stato meglio glissare del tutto.
Altre situazioni un po' stereotipate (marito ottuso e vendicativo, fidanzato baldanzoso, bambina come da manuale) in fondo potrebbero essere lette come un omaggio al cinema melodrammatico del dopoguerra e, come già ricordato, la ricostruzione d'epoca spicca come uno dei punti di forza del film (chi ha visto il film con me ha vissuto quegli anni e mi ha confermato lo splendido lavoro fatto su ambienti e costumi). Forse però la società americana degli anni '50 aveva più felicemente ispirato Tdd Haynes nel suo Lontano dal paradiso del 2002, film che oltre all'ambientazione condivide con Carol la storia di una donna in crisi.
In quel bel lavoro di inizio millennio, dove si percepiva distintamente il conflitto tra la pretesa perfezione di facciata, tipica di certa borghesia, e i vividi tormenti interiori dei personaggi, la ricercatezza formale della pellicola non aveva impedito la costruzione di situazioni emotive reali e interessanti e dialoghi molto ben scritti. Per la Cathy Whitaker di Lontano dal paradiso, moglie e madre perfetta ma infelice, ci si poteva sinceramente struggere vedendola sempre così paziente e fiduciosa, così dolente ma sempre sorridente al suo posto, e si poteva parteggiare per lei sperando che prendesse finalmente in mano la sua vita. Carol invece è un personaggio iconico e potenzialmente molto forte, forse troppo per la tiepida vicenda che le accade.
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