Regia di Tom Fernández vedi scheda film
Pongo in realtà si chiama Pancho ed è il cane più famoso di Spagna: protagonista di una serie di spot televisivi per la lotteria iberica La Primitiva, in cui immancabilmente sbanca il jackpot e naviga nell’oro, il Jack Russell Terrier è diventato testimonial popolare al punto da meritarsi un film tutto suo. Il retroscena, ignoto al pubblico fuori dai confini spagnoli, sarebbe utile per gli spettatori sopra i 5 anni che si chiedessero il motivo dello sfrontato benessere economico del cagnolino, qui assunto di base del plot.
Che prende le mosse dall’avidità di un perfido businessman intenzionato a sfruttare l’immagine di Pongo per un soffice merchandising cucito a mano da bimbi thailandesi; il viziato ma nobile quadrupede non firma il contratto, e iniziano i guai. Costretto a fuggire e subito accalappiato, il quattrozampe sperimenta, in incognito, diverse famiglie adottive, ma la sua tendenza alla vita da nababbo fa sì che venga sempre restituito al canile. Nel frattempo, sulle sue tracce è sguinzagliato il prode assistente/maggiordomo umano, inseguito da un’accoppiata di scagnozzi di rara idiozia. Integrato da una rudimentale computer graphic che permette a Pongo di svolgere le più disparate mansioni casalinghe, il film di Fernández non brilla per originalità, ma ha il grande pregio di non indulgere in buoni sentimenti, spingendo il pedale su un umorismo cartoonesco e surreale che non offende l’intelligenza degli spettatori non più in età prescolare. E, una volta tanto, gli animali non parlano.
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