Regia di Tony Gatlif vedi scheda film
FESTIVAL DEL FILM DI LOCARNO 2014 – PIAZZA GRANDE - CHIUSURA
Perduto a Locarno per un soffio, recupero l'ultimo film dello scatenato zingaro Tony Gatlif nelle sale francesi.
Tony Gatlif, quello di Gadjo Dilo, di Vengo demone flamenco, il regista gitano, e dunque cittadino del mondo, legato alle atmosfere calde ed ai ritmi convulsi del flamenco che si affaccia spesso e con prepotenza nelle sue storie, strappando con energia spesso il magari già tenue filo conduttore delle vicende che ci racconta attraverso il suo cinema errabondo e orgoglioso.
Ora ci troviamo nel sud della Francia, tra i quartieri popolari, degradati e “griffati” dalle gang rivali a forza di bombolette spray ed immaginazione. Una giovane sposa corre a perdifiato occupando tutto lo schermo in una ripresa concitata e frenetica, muovendosi da destra verso sinistra. Un ragazzo corre in quella che appare la direzione opposta: da sinistra verso destra. Si incrociano ad un angolo fatiscente di un casolare abbandonato: si baciano, si stringono: sprizzano felicità, nonostante tutto; nonostante lei, turca, sia appena fuggita da un matrimonio combinato e lui, gitano, voglia fuggire con lei in Spagna per far perdere le tracce di sé dalle due fazioni che li stanno cercando.
In mezzo a questo Fort Apache troviamo Gemma, detta Geronimo, fiera e tenace educatrice di quartiere che si batte da anni, anima e corpo, affinché nella sua borgata si possa convivere tra razze e popoli differenti nella più naturale armonia e collaborazione.
Una lotta senza tregua é il risultato della fuga d'amore dei due spensierati e sognatori giovani amanti; belli si, sensuali, accattivanti, ma anche davvero molto inconsistenti, scemetti, figurine caratteriali sopra le righe futili e capricciose vi assicuro: oserei definirli insopportabili in tutti i loro impeti e moine da gatti in calore, tutti urla di gioia e di dolore, scatti di esaltazione e di rabbia da teatranti forzati e poco credibili: insomma una coppia insostenibile, tratteggiata in modo grottesco da un regista che tende a dimenticare di contenersi, e che non merita davvero tutta la sommossa e il polverone che le loro scellerate azioni riescono a sollevare.
Ma per fortuna c'è lei: Geronimo, ovvero Céline Sallette, l'attrice del momento in Francia, o una tra esse: la nuova Gainsbourg, meno radical chic e più popolana e popolare, più da ghetto e da cause perse.
L'attrice che in questo momento vediamo ovunque, soprattutto in Francia: Un castello in Italia, Un sapore di ruggine ed ossa, lo splendido televisivo Les revenants, il recentissimo Vie sauvage, ora nelle sale francesi. Un volto attraente con due occhi acuminati come le frecce avvelenate dei pellerossa (di Geronimo, appunto), su un corpo lungo e flessuoso che qui appare vestito sempre in gonna rossa a tubino con una maglietta turchese qualunque, mentre sfreccia al volante della sua scassata cabriolet tra i quartieri polverosi e fatiscenti del ghetto di cui si rende responsabile e garante.
Le tre stelle da me attribuite al film, sconclusionato, coloratissimo, ottimamente musicato con ibridi da brivido quando il Nabucco verdiano si fonde col flamenco e il rap tamarro da borgata, sono solo merito della bravissima e seducente attrice francese a cui mi sto affezionando davvero in modo esclusivo e che ormai in queste settimane mi capita di vedere ovunque.
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