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Suffragette

Regia di Sarah Gavron vedi scheda film

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La recensione su Suffragette

di lamettrie
9 stelle

Uno splendido film storico, tanto per il messaggio, che passa bene su una tematica fondamentale, quanto per la fattura, davvero all’altezza dell’arduo compito.

Il diritto di voto alle donne è uno dei crocevia delle tante conquiste delle donne, che hanno dovuto abbattere i crimini tipici che gli uomini hanno difeso. Il film esemplifica bene la superiorità dell’uomo come marito, padre, datore di lavoro disumano e stupratore impunito. Non che ovviamente tutti gli uomini siano così. Ma la storia ha mostrato, tra milioni di insabbiamenti criminali, che tali privilegi giuridici hanno agevolato la commissione dei reati più lancinanti. Che il film mostra benissimo: specialmente nella ellissi con cui si fa cogliere tutta un’abitudine alla violenza sessuale di un imprenditore, che era tanto più disinvolto in ciò quanto più poteva ricattare le vittime sue lavoranti, per di più adolescenti.

Ma splendida è pure la resa del dramma familiare della protagonista: costretta ad essere sbattuta fuori di casa dal marito, che le toglie di fatto la cura dell’unico figlio, con una disumanità mostrata alla perfezione. Il marito non è cattivo: quando giustamente la moglie, psicologicamente distrutta, lo picchia, senza però potergli fare davvero male, lui subisce. Segno che è una brava persona, ma solo in apparenza: peccato che abbia il gravissimo difetto di essere un conservatore autentico, e perciò stupido, ignorante. Autolesionista perché quanto più adora i suoi tiranni (insegna al figlio a dare la buona notte al re!), tanto più si fa del male, realmente ed inconsapevolmente.   

Eccellente è pure la resa della esclusione sociale, come motivo di grande derelizione mentale. Il volgo, in media conservatore e pavido a proprio volta, guarda con odio i suoi liberatori, mentre in questo modo fa la parte dei suoi oppressori. Le persone giuste, qui donne indifese a causa di inveterate quanto odiose discriminazioni maschiliste, vengono isolate tanto più quanto ingiustificatamente sono costrette a vedere la propria vita rovinata: private del matrimonio, della prole, del lavoro, e quindi di ogni sicurezza che avevano, anche grazie all’ostilità di una comunità che dovrebbe fare tutt’altro.

Questo soggetto, per quanto non del tutto storico, è del tutto compatibile con le vicende effettive che in quell’Inghilterra ci furono, e che, come nel mondo, coinvolsero e coinvolgono (nelle parti più retrive del mondo stesso) chissà quante migliaia di donne, protagoniste di lotte sacrosante. Offese solo per la colpa di essere femmine anziché maschi, e quindi più deboli fisicamente.

Calzante la denuncia: della politica, che copriva tali discriminazioni e tali crimini; delle forze dell’ordine, che si facevano giustamente disprezzare per eseguire degli ordini disumani con la violenza che era loro richiesta; della stampa che, asservita allo stesso potere maschile, ingannava l’opinione pubblica con maestria ed efficacia, forte dell’ignoranza che prima l’aristocrazia e le chiese e poi il capitalismo (se si pensa ai fatti di allora, oltre un secolo fa), hanno sempre irrobustito.    

Ottima la fotografia, mossa quanto serve sui primi piani per certe occasioni di pathos, e capace di ricavare bene la luce sui volti, da uno sfondo scuro. Montaggio svelto. Splendide anche la sceneggiatura e la musica, peraltro tutte create per l‘occasione. Recitato bene, tra costumi perfetti.

Il microcosmo esistenziale e la grande causa della storia si fondono qui alla perfezione. Il dolore della lotta dei giusti, incredibilmente contrastata come spesso accade nella realtà, è mostrata in tutta la sua commuovente drammaticità, con tutti i rischi terribili che si porta dietro. E con la denuncia della viltà, dell’opportunismo, della pigrizia e del compromesso al ribasso.   

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