Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Un mediocre psichiatra scopre di avere una malattia agli occhi in grado di portarlo a cecità entro poche settimane, pertanto chiude i rapporti con i propri pazienti, ognuno con la propria psicosi specifica - uno spacciatore godereccio e materialista, una ninfomane, una coppia in crisi, un telecronista ossessionato dalla Germania, un conducente di autobus succube della madre ed affetto dalla "sindrome di Peter Pan". Compreso il dolore dell'ormai ex datore di lavoro, la segretaria riunisce intorno al medico i pazienti, per metterlo nelle condizioni di vivere degnamente gli ultimi mesi di "vista". Coinvolto nelle storie dei singoli pazienti, il medico scopre aspetti della vita a lui sconosciuti, trova amore ed l'amicizia, e si pone nelle condizioni di apprezzare l'esistenza anche dopo la perdita della vista. L'idea non è malvagia, ma lo svolgimento non è dei migliori, soprattutto da metà film in poi, quando il regista sembra a corto d'idee e sembra non sapere come gestire ulteriormente la vicenda. Un altro aspetto che non ho apprezzato è l'eccessivo buonismo che pèrmea la narrazione, in particolare la descrizione del rapporto tra la ragazza caraibica incinta ed il pusher godereccio, incentrato sul razzismo. Comprendo gli intenti educativi del regista ma trovo che ad oggi sia ormai pienamente normale che ci siano unioni e figli tra uomini e donne di diverso colore della pelle, e non capisco per quale motivo fare una lezione di moralità contro il razzismo. Ho invece apprezzato le recitazioni di alcuni attori. Guzzanti nel ruolo della nevrotica è molto convincente; altrettanto convincente è Anna Foglietta, nel ruolo della segretaria con doti artistiche.
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