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Azul y no tan rosa

Regia di Miguel Ferrari vedi scheda film

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La recensione su Azul y no tan rosa

di port cros
8 stelle

29° TORINO GAY&LESBIAN FILM FESTIVAL

 

"Azul y no tan rosa", il film d'apertura del 29°  Festival del Cinema Gay e Lesbico di Torino, è una riuscita commedia drammatica venezuelana (vincitrice del Premio Goya in Spagna come miglior film straniero di lingua spagnola), popolare ma non banale.

Diego (fotografo) ha una relazione ormai da diversi anni con Fabrizio (medico ginecologo) e ha accettatato la sua proposta di andare a vivere insieme. Il film inizia mostrandoci la vita di Diego sul lavoro, con Fabrizio, con la famiglia con cui fa coming out e con il gruppo di amici, in particolare Dolores Delirio, scoppiettante transessuale che non le manda  a dire a nessuno, e Perla Marina, donna insicura maltrattata dal marito.

 

 

La situazione per Diego si complica con l'improvviso con l'arrivo dalla Spagna di di Armando, il figlio adolescente che ha avuto da una fugace relazione con una ragazza quando aveva solo 15 anni e che non ha mai vissuto con lui: Diego dovrà affrontare il difficile rapporto con il figlio, che ha sofferto per la sua lontananza e ora scopre la sua omosessualità. La situazione precipita quando Fabrizio rimane vittime di una brutale aggressione da parte di alcuni teppisti omofobi e va in coma. Il film prosegue, tra dramma e commedia, alternando la tragedia di Fabrizio (i cui genitori cercheranno di allontanare Diego dal suo capezzale) e la lotta per portare i suoi aggressori di fronte alla giustizia con l'incontro/scontro tra padre e figlio: Armando, insicuro sul suo aspetto fisico nell'approccio con le ragazze (anche per via dei modelli irraggiungibili proposti dai media e dalla pubblicità), troverà nel padre e nel suo gruppo di amici (e in particolare grazie alle lezioni di tango di Delirio!) un aiuto inaspettato per superare le sue insicurezze.

 

 

"Azul y no tan rosa" è un film molto godibile, di gusto molto "latino", che riesce a far passare lo spettatore dal riso alla commozione in pochi minuti, alternando momenti di grande divertimento ad altri di grande drammaticità, come ogni "culebrón" sudamericano che si rispetti, ma mantenendo una vivacità di scrittura che lo salva dallo scadere nella banalità delle telenovelas. Le parti esilaranti sono appannaggio soprattutto del personaggio di Delirio, irresistibilmente sfacciata, pacchianamente "di classe" e favolosamente saggia, e delle puntate del seguitissimo talk show trash condotto da Estrelita, conduttrice molto simile alla nostra Barbara D'Urso (faccette di finta partecipazione emotiva comprese!).

 

 

Il film in 112 minuti affronta diversi temi: omosessualità, transessualità, omofobia, diritti delle coppie gay, violenza domestica, rapporti genitori/figli, società dell'immagine, insicurezze adolescenziali, e tutto sommato riesce a tenerli insieme in maniera efficace.

La pellicola è stato molto apprezzata dal pubblico in sala e, se trovasse una distribuzione nel nostro Paese, potrebbe assicurare un ritorno in termini commerciali. Citazione per la nostra Loredana Berté, la cui "Non sono una signora" viene cantata (in versione spagnola) nel locale gay.

 

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