Regia di Don Siegel vedi scheda film
Un regista al servizio concreto di un divo della musica, e con Siegel alle costole qualcosa ne ricava, che non i soliti filmetti presto dimenticati, anche se oggi si ripescano per l'icona che Presley è diventato. Si voleva ricavare, come spesso il cinema hollywoodiano ha fatto, da un cantante di grido un attore a tutti gli effetti, la prova generale è andata anche discretamente, ma poi il cantante non ne ha fatto di niente ed è rimasto nei suoi panni abituali. La storia è convincente ed il razzismo è preso proprio nella maniera forte, coinvolgendo proprio un protagonista di primo piano ed affidandolo ad un idolo delle folle. Interpreti che fanno da coro e non solo, hanno ingranato benissimo nei loro ruoli, il che porta acqua al mulino dell'operazione. Qualche schematismo sull'interpretazione del cantante c'è, che spesso non lascia vedere il proprio viso, oppure in certe scene clou il regista al montaggio ha effettuati tagli e sfruttato i controcampi, ma Siegel con il suo mestiere ha saputo bene organizzare tutte le cose niente risalta in maniera determinante.
Una storia di razzismo ben raccontanta e senza dolcetti per l'occasione
Un regista di mestiere, ch ancora darà ottimo cinema nel suo avvenire
Ottimamente sfrutatto, acnhe se non rinuncia al suo look da divo della canzone
Ottima caratterista
Il ruolo del fratellastro
La madre indiana divisa per cultura in due, un volto significativo
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