Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Un film storico/politico di quelli che in Italia probabilmente sarebbero stati diretti da Francesco Rosi (v. Il caso Mattei o Lucky Luciano). Qui, invece, siamo in un film scritto da Jorge Semprun, sceneggiatore che tende più a Proust che a Dumas, e diretto da Resnais, regista che ha spesso intrecciato la dimensione cronologica con i processi mentali dei suoi personaggi.
La tragica conclusione della parabola truffaldina di Stavisky segnò per la Francia la fine di un'epoca e soprattutto il punto di non ritorno per quella classe sociale di cui La regola del gioco di Renoir rappresenta il canto del cigno, quella stessa classe che la Seconda Guerra Mondiale si incaricherà non dico di spazzare via, ma quanto meno di spegnere.
In ogni caso, bisogna riconoscere a Resnais il merito di aver saputo dare ritmo al suo film. Rischiosa, invece, la scelta di Belmondo per il ruolo del protagonista, anche se non riesco ad immaginare un diverso interprete per la parte di questo finanziere sbruffone e dal destino già prefigurato da tanti indizi, primo dei quali la fine del padre.
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