Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Nella Francia fra le due guerre Serge Alexandre Stavisky, ebreo di origine russa, costruisce un impero finanziario fondato sul nulla grazie ai rapporti spregiudicati con banchieri e politici (“Non capisco come possa frequentare tutti quei parlamentari radical-socialisti” “Io non frequento parlamentari radical-socialisti, frequento il potere”); finisce travolto dagli scandali e muore misteriosamente, mentre la destra sfrutta il suo caso per far cadere il governo Daladier. Gli anni ’70 mi sembrano il periodo più incerto nella filmografia di Resnais (non a caso comprendente solo due titoli in quel decennio), che qui replica la sua consueta costruzione a puzzle senza però che i singoli pezzi compongano un quadro convincente: per usare un’altra metafora, è come se il regista avesse scelto un punto di osservazione troppo distante, ottenendo un’immagine sfocata. Il guaio è poi che Belmondo, con la sua aria da simpatico mascalzone, spinge quasi a parteggiare per quello che, nonostante i modi da bon vivant, era un autentico criminale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta