Regia di Nina Kusturica, Eva Testor vedi scheda film
Dura poco meno di un'ora e non segue una trama o uno schema ben preciso, ma questo 24 realities per second (24 realtà al secondo, traduzione letterale: titolo inglese in quanto il film non è mai stato immesso sul mercato italiano) ha senza ombra di dubbio un pregio non piccolo: si tratta del primissimo lavoro in assoluto, infatti, a occuparsi in maniera diretta del regista Michael Haneke. Haneke aveva già realizzato numerosi lavori di una certa importanza, l'ultimo dei quali era L'ora del lupo (2003), a una proiezione del quale, regista in sala, assistiamo durante questo documentario; al termine della proiezione Haneke, pur assalito dai complimenti, riesce comunque a lamentarsi della qualità della luce, sebbene con un sorriso. Un sorriso che ha perennemente sul volto, ma più nervoso che complice, che tradisce l'atteggiamento giocoso e curioso dello sperimentatore che in Haneke va di pari passo con quello rigorosissimo - e a tratti lamentevole - dell'artista ambizioso. Eva Testor e Nina (pare nessuna parentela con Emir) Kusturica, la prima montatrice e la seconda direttrice della fotografia, seguono il regista austriaco anche su un set e riescono a fargli scucire qualche dichiarazione molto interessante, fra cui alcuni aneddoti sulla sua infanzia. Meglio tuttavia non rivelare altro, perchè Haneke non ama evidentemente parlare di sè e quindi tanto vale lasciar parlare il documentario al posto suo, e con lui. Sempre se del documentario ci si vuole fidare, poichè il cinema - nelle parole di Haneke - è "24 bugie al secondo", sia pure al servizio della verità. 6/10.
Un giorno in compagnia di Michael Haneke: durante le riprese sul set, alla proiezione di un suo film, a una conferenza pubblica; scopriamo così da vicino l'Haneke professionista e anche l'uomo, che racconta fra uno spostamento e l'altro della sua infanzia e del significato del suo cinema.
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