Ponti ci informa che il soggetto e la sceneggiatura sono di Erri De Luca, ribadendo in questo modo la propria libertà registica rispetto all’originale.
Dall’intervento di Erri De Luca, come soggettista, francamente mi aspettavo di più, se – come credo – a lui si devono le compiaciute allusioni pittoresche a una napoletanità molto convenzionale, mentre, mi è sembrata accettabile la traduzione del testo di Cocteau nella lingua partenopea.
“Voce umana” presenta – merito non da poco – alcune belle immagini di una Napoli che non ci si aspetta, come la passeggiata fra il mare e le cabine, o come i bei palazzi signorili, un po’ scrostati, segno della decadenza che li sta travolgendo insieme ai loro nobili abitatori; la malinconia dei luoghi che, come quella del golfo al tramonto, stempera i toni accesi, mentre la voce al telefono si fa meno lacrimosa, meno severa e ricattatoria, diventando la presa d’atto della fine ineluttabile e dolorosa di un amore, di un passato felice che non può tornare…
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