Regia di John Carpenter vedi scheda film
"Nel 1977 Voyager II fu lanciato nello spazio, invitando ogni altra forma di vita a visitare il nostro pianeta."
Jenny Hayden è una giovane vedova che vive da sola in una casa isolata al limitare del bosco, fino a che una sera un extraterrestre viene costretto ad un atterraggio di fortuna nei pressi dell'abitazione dopo essere stato bombardato da dei missili americani. Entrato di soppiatto, prende le sembianze del marito defunto, Scott Hayden, e cerca di convincere Jenny a condurlo nell'Arizona, dove tra tre giorni esatti potrà incontrarsi con i suoi simili e tornare sul proprio pianeta. La donna, dapprima spaventata, decide di aiutarlo, rimanendo affascinata dalla sua purezza e dalla sua intelligenza nel corso del viaggio, fino ad innamorarsene. Ma sulle tracce dei due vi sono il governo degli U.S.A. e l'esercito...
Il più insolito. Il più semplice. Il più leggero. Il più sentito. Secondo molti, "Starman" è fra i film meno riusciti di John Carpenter, reo di aver abbandonato il suo solito stile fanta-horror per dirigere un prodotto più commerciale e buonista, sulla scia di "E.T.-L'extraterrestre". E in parte è vero che questo film di fantascienza sentimentale cerchi di ricalcare il successo del suo predecessore, ma a torto viene considerato un film minore nella filmografia del regista statunitense. Questo perché "Starman" ha ragione di esistere: è una parabola fantascientifica su cosa significhi essere umani, un inno alla spontaneità delle persone umili e dei reietti, dei cosiddetti perdenti, un'eccezionale campionatura di calore umano e una storia che esula i confini soliti della love-story, con un'amore frutto della solidarietà, della protettività reciproca e della ricerca di quella semplicità nell'affrontare le cose di tutti i giorni che solo i bambini hanno. Ha ragione di esistere perché capace di suscitare emozioni autentiche, forse un po' sdolcinate e facilone, questo è vero, ma pur sempre sincere, perché mai vi fu una razza su questo pianeta più intelligente ma selvaggia, più evoluta ma irrazionale della nostra.
Neanche in questo film l'autore rinuncia a tirare una stilettata al potere e a chiunque lo rappresenti: se durante il loro viaggio, come detto precedentemente, Jenny Hayden e Starman vengono aiutati soltanto da persone umili, che stanno ai margini della società, alcune delle quali verrebbero tranquillamente definite dei mezzi delinquenti, e da coloro che gli ordini li subiscono invece di darli, è proprio dal potere, da coloro che ci governano e dovrebbero essere garanti della nostra sicurezza e dei nostri diritti, che le persone comuni devono guardarsi le spalle.
Jeff Bridges è straordinario nelle vesti di novello esploratore venuto da un altro pianeta: filtrando la realtà attarverso gli occhi di un perfetto straniero, assume gli atteggiamenti tipici di un bambino alla scoperta del mondo, meravigliandosi di fronte alla crudeltà mostrata in alcuni casi dagli umani, altre volte di fronte alla loro empatia e al loro modo bizzarro di comportarsi (e in effetti, visti dall'esterno, dobbiamo apparire davvero strani), suscitando a volte anche il sorriso e la simpatia del pubblico, il tutto unito però a un'intelligenza e a una saggezza impressionanti, che gli permetteranno di capire in tre giorni cosa voglia dire essere umani e gli renderanno quest'esperienza indimenticabile. Così come resterà indelebile nella memoria di Jenny, interpretata da una splendida Karen Allen nella miglior prova della sua purtroppo discontinua carriera (ve la ricordate ne "I predatori dell'arca perduta"?), coinvolta suo malgrado nelle peripezie dell'alieno, al quale finirà ad affezionarsi non tanto per la somiglianza con suo marito, quanto per la sua natura gentile, altruista e ingenua. E da lui riceverà un nuovo impulso alla vita, proprio quando la sua esistenza era giunta ai piedi di un baratro, che si tramuterà in un bambino con le fattezze sue e di Scott, ma con l'intelligenza e il cuore del suo vero genitore, un uomo giunto dalle stelle. Non mi vergogno a dire che il finale mi ha commosso sul serio, nonostante fosse inevitabile e prevedibile la separazione dei due protagonisti, ma il primo piano di Karen Allen durante la partenza dell'astronave è la giusta conclusione di un fantastico film diretto con mano sapiente da un grandissimo artigiano di cinema. E permettetemi di concludere la recensione con la frase più bella del film, il vero lascito spirituale di Starman:"Vuole che le dica la cosa più bella che trovo in voi? Date il meglio di voi stessi nelle situazioni peggiori."
Grazie Jeff Bridges. Grazie Karen Allen. Grazie John Carpenter. Grazie Starman.
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