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Starman

Regia di John Carpenter vedi scheda film

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La recensione su Starman

di giurista81
7 stelle

 

Dal produttore di Hulk (2003) e 1997 Fuga da New York (1981) Larry Franco, il Grande Maestro John Carpenter torna sulle tematiche legate all'incontro tra umani ed extraterrestri. Dopo il capolavoro La Cosa (1982), vergognosamente bocciato al botteghino per via dell'uscita di E.T. di Steven Spielberg, Carpenter sembra condurre il tutto a un gioco di citazioni e contro citazioni con le major di Hollywood, portando in scena un copione, che gioca sulla tematica dell'alieno buono, firmato dai produttori di Stand by Me . Carpenter è reduce da Christine – La Macchina Infernale (adattamento dal romanzo del celebre autore di Carrie, che sul tema alieni scriverà due romanzi) e conduce l'operazione guardando a quei road movie che erano stati alla base proprio dell'ascesa di Spielberg, si pensi a capolavori come Duel e Sugarland Express. Starman parla di un uomo che cadde sulla terra (e non è certo il David Bowie che potrebbe suggerire il titolo) e di come gli uomini, o meglio ancora i militari si atteggiarono nei suoi confronti. Scott Hayden, che in realtà come per “la cosa” è un alieno dalle forme sconosciute che sa ricreare l'anatomia umana, viene abbattuto dai militari insospettiti dalla presenza di un oggetto volante non identificato. L'obiettivo dell'alieno, un po' come avviene in Uno Sceriffo Extraterrestre... poco extra e molto terrestre (1979) diretto dal palermitano Michele Lupo e interpretato dal bimbo di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo di Spielberg (ma quanto è piccolo il mondo del cinema), è di raggiungere la località dove i suoi stanno per scendere al fine di recuperarlo. Si delinea così un road movie in piena regola in modalità point to point, che ha per protagonista l'alieno - che ha assunto le forme di un uomo defunto - e la vedova del defunto. Questa accoppiata, che si trasformerà come ben vedremo nel corso dell'analisi in una tris, si sposta di località in località braccata dalla polizia e dai militari, oltre che da camionisti e bulli vari (cacciatori soprattutto). Interessante l'evoluzione nei rapporti tra i personaggi. L'alieno è una sorta di spugna, che deve imparare a camminare, a parlare e a comprendere il senso delle parole. Non usa mai una violenza devastante per far male a chi intenderebbe arrestarlo, anzi guarisce dal male e fa risorgere animali morti (cosa vi ricorda?) nonostante ciò il governo lo vorrebbe uccidere. Carpenter e il magistrale Jeff Bridges (nomination all'oscar per l'interpretazione) si muovono all'unisono col contemporaneo Terminator (1984) di Cameron (notate le movenze dell'attore) e anticipano l'attuale “candidatissimo” agli oscar Povere Creature! (2023). Molto importante il ruolo della donna, la bella Karen Allen (reduce da I Predatori dell'Arca Perduta di Spielberg). Il clima di sospetto e la paura del diverso, a poco a poco, si aprono alla comprensione di un'esistenza nuova, superiore, lontana dall'impostazione muscolare che governa le alte sfere della politica. La donna, dapprima, punta una pistola al cospetto dell'uomo che le si presenta al cospetto in modalità simile al cyborg di Terminator, quindi rischia di provocare un incidente per attirare su di sé l'attenzione, poi scrive di essere stata rapita fino a invertire tutto il processo che l'aveva portata fin lì e rivoltarsi contro il resto del mondo. Chiederà addirittura a gran voce, come direbbe Eugenio Finardi, di esser portata nell'altro mondo. “Non ti troveresti bene” le dice l'alieno che, a ogni modo, la rende incinta in quello che diventa un vero e proprio incontro ravvicinato del quinto tipo che anticipa, senza passaggio alcuno di anfibi, un cult premiato con l'oscar come La Forma dell'Acqua (2017) di Del Toro. Apologia del diverso, critica all'ottusità militare e presenza di un personaggio carpenteriano quale Mark Shermin (il bravo Charles Martin Smith) che, al momento giusto, sa decidere da che parte stare. È sempre la stessa storia, ma diretta e narrata da un Grande Maestro.

Un Carpenter minore, forse in ironica competizione con Spielberg, che, come sempre, porta a casa un'ottima allegoria mascherata da sc-fi. Nomination ai golden globe per la colonna sonora di Nitzsche, per l'esaltazione dei super uomini caduti dallo spazio.

 

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