Trama
Il giovane palermitano Biagio Conte abbandona improvvisamente il mondo di benessere garantito propria famiglia benestante, scoprendo l'universo e la realtà sociale degli ultimi. Lasciandosi influenzare dalla lettura del libro di Herman Hesse sulla vita di San Francesco, Biagio dedicherà il resto della sua vita ai poveri, a chi soffre e a chi ha bisogno di aiuto.
Approfondimento
BIAGIO: LA STORIA DI FRATEL BIAGIO CONTE
Diretto e sceneggiato da Pasquale Scimeca su soggetto di Marcello Mazzarella, Biagio ripercorre la straordinaria esistenza del missionario palermitano Biagio Conte, la cui scelta di vita lo ha reso molto simile a un San Francesco contemporaneo. Abbandonando l'impresa edile della famiglia nel maggio 1990, Biagio Conte decide dopo una crisi spirituale di dedicare la sua esistenza alla Missione di Speranza e Carità, nata per placare le drammatiche situazioni di povertà ed emarginazione che interessa(va)no la sua città. Con la direzione della fotografia di Duccio Cimatti, le scenografie di Fabio Bondì e i costumi di Antonella Zito, Biagio è stato presentato in concorso al Festival di Roma 2014, dopo le vicende finanziarie che ne hanno impedito la partecipazione a quello di Venezia nella sezione Orizzonti.
A spiegare meglio il progetto sono le parole di Scimeca stesso: «Il film narra di Biagio Conte, del suo percorso di vita, delle sue scelte radicali e rivoluzionarie che ne hanno fatto un uomo giusto, uno dei pochi uomini giusti che ancora abitano questo pianeta.
“La gente moriva per strada, la violenza e la paura era impressa sulle facce e sulle cose, e l’unico Dio era il denaro… Tutto questo mi feriva profondamente e mi faceva star male, e il non poter far niente mi angosciava… Ma consentimi almeno di non essere complice di tutto questo male!”. Per questo Biagio ha lasciato gli agi della sua giovinezza e se n’è andato sulle montagne dove ha vissuto da eremita, nutrendosi di erbe e bacche selvatiche. In solitudine ha ritrovato l’armonia con se stesso e con la natura. In solitudine ha iniziato a sentire quel bisogno di spiritualità (che la “civiltà del consumismo” ha espulso dal cuore degli uomini) e a cercare Dio.
E l’ha trovato Dio, l’ha trovato attraverso la mediazione di San Francesco.
Dopo un viaggio a piedi fino ad Assisi, ritorna a Palermo e si ferma alla stazione dove per anni vive e assiste i “barboni”. Li lava, li nutre, li cura, si carica sulle spalle “il dolore del mondo offeso” dà loro dignità e speranza, li chiama “fratelli”.
E i “fratelli” diventano sempre più numerosi, e la stazione non basta più ad accoglierli tutti. Inizia così un nuovo cammino: occupa l’ex disinfettatoio di via Archirafi da anni in abbandono, e fonda la Missione di speranza e carità. Attorno a lui cresce la solidarietà della gente e la Missione diventa sempre più grande, e le persone che vi vivono sempre più numerose…….
Come raccontare tutto questo? Perché raccontarlo? Biagio non voleva che io facessi questo film, in cuor suo aveva paura di commettere un peccato d’orgoglio, ma alla fine si è convinto e mi ha detto: “Se Dio vuole te lo farà fare questo film!”.
Io, purtroppo, non ho ancora il dono della fede, ma una cosa è certa: i giorni passati alla Missione in compagnia di Biagio, hanno cambiato la mia vita».
LE PAROLE DI BIAGIO CONTE
Per capire meglio chi sia Biagio Conte, abbiamo scelto le parole con cui egli stesso è solito presentarsi e raccontarsi: «Pace e Speranza a voi tutti fratelli e sorelle. Sono fratel Biagio e vi scrivo da Palermo. Eccovi la mia testimonianza.
Sono nato nel 1963 da una famiglia benestante e fino a 25 anni non mi rendevo conto - distratto dalle cose del mondo - di tutto il materialismo e il consumismo di questa società. Pur avendo tutto, mi lamentavo ed ero sempre insoddisfatto. Schiavo del materialismo, non mi accorgevo dei peccati e degli errori che commettevo.
Però, guardando la mia città e quello che mi stava attorno, cominciavo ad accorgermi di tanti volti pieni di sofferenza: persone che dormivano per terra alla stazione, sulle panchine, mi accorgevo di tanti bambini dei quartieri degradati di Palermo con i volti tristi, giocare in mezzo all'immondizia.
Quei volti sofferenti continuavano a ritornarmi nella mente e nel cuore, mi sentivo ferire; mi sentivo in colpa, ma non riuscivo a trovare nessuna risposta, nessuna soluzione per quei volti sofferenti che chiedevano aiuto.
Fu allora che sentii di lasciare, in silenzio, mio padre, mia madre, il lavoro e la ditta, per donare totalmente la mia vita ai poveri. A questa scelta sono arrivato attraverso un duro cammino.
In un primo momento decisi di andare a vivere da solo, sulle montagne all'interno della Sicilia. Ho voluto vivere in silenzio staccato da tutto e da tutti, soprattutto dalle cose materiali. In quei luoghi, in mezzo alla natura ho trovato quello che non riuscivo a trovare in città.
All'inizio ho vissuto da eremita, dopo un pastore mi ha aiutato. Ero felice, lì avevo la possibilità di lavorare, di meditare e di vivere in silenzio. Dopo un periodo vissuto così, ho lasciato quei luoghi per affrontare un viaggio fino ad Assisi, dove aveva vissuto San Francesco, perché sentivo nel mio cuore di condividere il suo pensiero.
Ho attraversato diverse regioni, vivendo di totale carità. L’unico mio compagno in questo viaggio è stato un cagnolino che avevo salvato e ho chiamato Libertà. Come unico sostegno avevo un bastone. In testa portavo un cappellino ricavato da una manica di maglione che mi ha riscaldato tanto.
Ritornato a Palermo è subentrato in me un momento di indecisione. Volevo andare in Africa a fare il missionario, dedicare la mia vita ai poveri. Invece, ho sentito qualcosa che mi bloccava. Così me ne sono andato sotto i portici della stazione con uno zaino pieno di latte e the caldo, per aiutare e stare vicino a quelli che la società ha dimenticato: li chiamano barboni, alcolisti, giovani sbandati, stranieri, prostitute, ma che io sento nel mio cuore di chiamare fratelli e sorelle. Così è nata la Missione di Speranza e Carità».
Note
Un film che a volte sembra voler dire troppo e a volte invece si ritrae con pudore, lasciando in sospeso tra l’emozione di aver conosciuto un uomo giusto, un puro, e lo stupore per ciò che in lui eccede la nostra comprensione: la fede, il dono totale di sé, la “felicità senza limiti”. Bello.
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Commenti (6) vedi tutti
Un film dal tratto documentaristico, forse non del tutto efficace nel raccontare la vita di un personaggio su cui comunque era lecito aspettarsi un tributo cinematografico. Manca però quel salto verso un'opera che, oltre alla semplice narrazione dei fatti, trasmetta quel di più in grado di coinvolgere maggiormente lo spettatore
leggi la recensione completa di galavernaNoioso
commento di Artemisia1593Un film breve, ma intenso e credibile. Ottime le ambientazioni. Decisamente gradevoli ed azzeccati i protagonisti. Forse una sintesi eccessivamente esasperata, ma comunque forte e sentita. La naturalezza con cui ci si avvicina ai paria della nostra società è scioccante. BELLO! Voto 8
commento di BradyRitratto impegnato che traballa e rischia lo stucchevole ma conquista nella capacità di restituire la purezza e la serenità del personaggio. 6/7 RIVOLUZIONARIO
leggi la recensione completa di luca826Pellicola strana ma ha un Suo senso vitale !
leggi la recensione completa di chribio1Vera storia di Biagio Conte, un moderno S.Francesco palermitano. Bello.
commento di slim spaccabecco